FOCUS – Un uomo solo al comando
Ci sono dei momenti nella storia di un club nei quali una vittoria non vale solo tre punti, un “colpo di mercato” non vale solamente un semplice calciatore acquistato. L’arrivo di Kondogbia nella Milano nerazzurra rappresenta in pieno uno di questi casi.
Venerdì e sabato abbiamo vissuto una delle trattative più incredibili della storia recente del calciomercato. Per alcune ore i tifosi interisti e quelli milanisti hanno trattenuto il fiato in attesa di conoscere l’epilogo della vicenda. La trattativa per portare Kondogbia nel capoluogo meneghino ha assunto i contorni del giallo, uno di quei film avvincenti, con molteplici colpi di scena, dei quali non si riesce mai a capire il finale se non prima di aver visto l’ultima scena. Alla fine per la gioia dei tanti sostenitori dell’Inter, questa battaglia di mercato è stata vinta da Ausilio e Fassone ed il calciatore francese è arrivato a Milano lunedì, accolto dal grande entusiasmo di chi ha l’Inter nel cuore. L’arrivo di Kondogbia non è ascrivibile esclusivamente alla categoria “nuovo acquisto”, ma è molto di più: rappresenta un cambio di marcia, la ritrovata ambizione, la volontà di voler tornare a competere per i massimi traguardi. In poche parole “il ritorno dell’Inter”.
In questa nuova fase del corso nerazzurro, il ruolo da assoluto protagonista lo sta interpretando Roberto Mancini. Qualche mese fa vi avevamo parlato di un Mancini assolutamente convinto di vestire i panni dell’allenatore-manager, il deus ex machina di tutto quello che accade nell’universo Inter dal punto di vista prettamente calcistico. Se infatti sulla carta il responsabile dell’area tecnica è Piero Ausilio, nei fatti colui che muove i fili del mercato interista è proprio il tecnico di Jesi. Mai nella storia recente della Beneamata un allenatore aveva potuto incidere così pesantemente nella costruzione della rosa, neanche ai tempi dello Special One: José Mourinho. Il Mancio sta trascorrendo l’estate al telefono, mettendosi in contatto con i calciatori trattati da Ausilio, nel tentativo (spesso andato a buon fine) di convincerli della bontà del progetto nerazzurro. In questa fase la figura di un allenatore “credibile” a livello internazionale è assolutamente determinante per rendere più appetibile un club che, in assenza di partecipazione alle coppe europee, rischierebbe di perdere quell’appeal indispensabile per avvicinare i campioni.
Quella che sta nascendo è l’Inter di Mancini, una squadra che sarà ad immagine e somiglianza del proprio allenatore, particolare questo non proprio scontato se ti chiami Inter (chiedere per informazioni agli ultimi 4-5 allenatori passati ad Appiano Gentile). Mancini è il principale artefice e Mancini sarà il principale responsabile delle sorti nerazzurre quando il pallone tornerà a rotolare sui prati verdi di gioco. Nell’Inter in questo momento c’è un uomo solo al comando, affidiamoci a lui, nella speranza che ci faccia uscire da quel lungo tunnel nel quale siamo entrati il 23 maggio 2010. In fondo a questo tunnel comincia ad intravedersi la luce, premiamo sull’acceleratore ed usciamone definitivamente, guidati dal nostro condottiero: Roberto Mancini.