Da Baggio a Joao Mario: i numeri 10 dell’Inter, tra campionissimi e flop
Suarez, Ronaldo, Matthaus, Baggio. La numero 10 dell'Inter è stata vestita da generazione di campionissimi. Ma non solo.Da sempre il numero 10, per quanto riguarda il mondo del calcio, non rappresenta una semplice cifra come tutti gli altri, ma è un simbolo di predestinazione, che porta appresso un alone di leggenda. Tutti i bambini hanno sempre sognato di vestire la prestigiosa maglia 10: si tratta del numero di Pelè col Brasile, di Maradona con l’Argentina. Per quanto riguarda la storia dell’Inter si tratta, inoltre, del numero che solitamente vestiva Giuseppe Meazza, miglior goleador della storia nerazzurra, anche se all’epoca non si era ancora nel periodo delle maglie personalizzate, iniziato nella stagione 1995/96. Con l’addio di Joao Mario la maglia che fu del “Pepin” torna nuovamente senza padrone.
PRIMA DEL 96 – Prima che iniziasse il periodo delle maglie personalizzate ci sono comunque stati calciatori che si sono identificati con il numero 10: parliamo, oltre a Meazza, di Evaristo Beccalossi, genio e sregolatezza in movimento, pilastro dell’Inter del dodicesimo scudetto, e di Lothar Matthaus, primo calciatore della storia dell’Inter ad alzare al cielo di San Siro il pallone d’oro, colonna portante della squadra dei record di Giovanni Trapattoni, vincitore anche della prima Coppa Uefa nerazzurra nel 1991. Il primo a vincere la Coppa dei Campioni è Luisito Suarez, fortemente voluto dal mago Herrera per la costruzione della Grande Inter degli anni ’60.
PALLONI D’ORO (O QUASI) – Passano 7 anni e un altro numero 10 nerazzurro alza al cielo il trofeo assegnato da France Football: si tratta di Luis Nazario da Lima, che tutti conoscono come Ronaldo e che i più ricordano semplicemente come “Il Fenomeno”, che per storia e caratteristiche sarebbe un numero 9 (a cui ha legato il suo nome anche con il marchio R9, targato Nike), ma veste la 10 nella stagione 97/98. L’anno successivo Ronaldo torna padrone della 9 e il 10 arriva sulla schiena di Roberto Baggio, anche lui già premiato come migliore calciatore europeo dell’anno nel 1993. Pallone d’oro che, invece, sfugge di poco a Wesley Sneijder, funambolo olandese dell’Inter del triplete, finalista mondiale a Sudafrica 2010, escluso addirittura dal podio.
ALTRI CAMPIONI – Tanti campioni in 10 anche senza il riconoscimento di France Football: Clarence Seedorf, già vincitore di due Champions League, raccoglie l’eredità di Roberto Baggio e sfiora lo scudetto 2002, prima di approdare sull’altra sponda del Naviglio e conquistare per altre due volte il più prestigioso trofeo continentale. L’Imperatore Adriano Leite Ribeiro impatta in maniera favolosa con l’ambiente Inter, diventando punto di riferimento dell’attacco nerazzurro, prima che gli anni e le notti brave riuscissero a fermarlo più facilmente dei difensori avversari,
FLOP – Non sempre, però, il numero di Suarez è stato sinonimo di bellezza calcistica. Nel primo anno delle maglie personalizzate la numero 10 fu affidata a Benito Carbone, proveniente dal Napoli ma autore di sole due reti con l’Inter. Tra Seedorf e Adriano ci fu l’intermezzo di Domenico Morfeo, promessa italiana degli anni ’90 mai veramente esplosa, prima di Kovacic, non un vero e proprio flop ma difficile da collocare tatticamente in campo, e Jovetic, lontano anni luce dal calciatore ammirato con la maglia viola della Fiorentina. Da collocarsi tra i flop anche Joao Mario, pagato a peso d’oro dopo gli Europei 2016, arrivato con tutte le aspettative del caso, spesso apparso un corpo estraneo nell’undici titolare schierato da Spalletti. A breve sarà del West Ham e la 10 tornerà a disposizione. Chi la prenderà?
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MATIAS VECINO PROTAGONISTA DI INTER DRIVE