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Ruben Sosa: “Mai smesso di essere interista. Conte? Gioca molto bene. Sulla LuLa e Vecino…”

Dall’amore per i colori nerazzurri a Conte e alla LuLa: Ruben Sosa, ex attaccante dell’Inter, si è concesso ai microfoni de La Gazzetta dello Sport per parlare del suo legame con la Beneamata tra passato e presente.

Ecco le sue parole: “Quando lo scudetto sarà matematico, mi darà una gioia enorme. Se ho visto qualche partita? Le ho viste tutte, non me ne perdo mezza, a meno che non stia allenando nella mia scuola calcio. Mi piace pure il nuovo logo del club ed è un bene per tutti che ci sia una nuova regina in A. Il calcio italiano è stato sempre equilibrato, mentre questi nove anni non hanno aiutato la percezione esterna. Lo scudetto dell’Inter può migliorare la considerazione che hanno tutti del vostro campionato“.

Gol di Rube Sosa contro il Genoa a San Siro

L’Inter di Conte:Il tecnico ha capito che cosa è davvero l’Inter ed è entrato nella testa dei giocatori: ha faticato il primo anno, anche per le condizioni esterne, ma negli ultimi mesi ha trovato un equilibrio quasi perfetto. E al di là di quello che si possa pensare, questa è una squadra che gioca a calcio molto bene. Non è un calcio di tocco, ma fisico e aggressivo: non significa che sia meno bello. A quel livello per stare al top la parte fisica conta tanto e Conte è riuscito a farli correre e aggredire, a farli resistere e ripartire“.

Conte avversario: “Stagione 1992-93, 21 marzo, Juve-Inter 0-2, gol di Ruben Sosa e Shalimov. Se rivedete la mia rete, prima di tirare di sinistro faccio una finta a Conte che ci casca… Chissà se ricorda ancora quell’azione, ma è stato un grande centrocampista. Un simbolo della Juventus. Ha compreso però che l’ambiente a Milano è differente, ha dimostrato intelligenza e professionalità per adattarsi. Non so se nel suo cuore tifi ancora Juve, ma è riuscito a batterla ed è quello che conta”.

La LuLa: “Lukaku è un centravanti totale: non perde una palla. E Lautaro sa come sfruttare la fisicità del compagno. Sono fatti per giocare insieme: rendono più uniti che separati. Il Toro? A un sudamericano serve sempre un po’ per adattarsi al calcio europeo. Se quest’ anno Martinez è diventato grande, l’anno prossimo diventerà grandissimo. Esploderà definitivamente perché ha tutto. Quando leggevo della sua voglia di andare al Barcellona, pensavo tra me e me: ‘Ma dove vai? Stai bene dove stai!’. L’Inter non vale meno, è una delle migliori squadre europee: con quella maglia addosso gli altri proveranno sempre rispetto”.

Su Vecino:La squadra è ormai strutturata, ma Vecino è un centrocampista completo che porta anche gol utili come sanno a Milano. Dopo un infortunio come il suo, purtroppo, devi faticare il triplo per tornare, ma di una cosa sono sicuro: è un giocatore da Inter, uno dei nostri”.

L’Inter nel cuore: “Sono ancora un tifoso. Non ho mai smesso di essere interista, perché quei tre anni mi sono rimasti nel cuore: voglio questo scudetto per me e per tutta quella gente che gridava il mio nome. I miei vecchi compagni? Sono amici per la vita, parliamo sempre in un gruppo WhatsApp. Poi quando vengo a Milano vedo sempre Zenga, Bergomi, Fontolan e ovviamente Nicolino Berti”.

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Raffaele Caruso

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