22 Luglio 2017

Sabatini: “A luglio avrei potuto fare sempre meglio, Sollier il più intelligente”

Il coordinatore tecnico di Suning ha parlato del suo lavoro nel calcio e del rapporto con allenatori e calciatori

Non solo calciomercato e Inter nella lunghissima intervista rilasciata al Corriere dello Sport (qui prima e seconda parte) da Walter Sabatini, coordinatore tecnico di Suning Sports. Sabatini, infatti, ha anche svelato il suo rapporto con calciatori e allenatori e la sua visione del lavoro.
Di seguito le sue parole.

Sabatini, perché luglio è per lei il mese più difficile?
«Perché ho sempre la sensazione che avrei potuto fare meglio. E’ l’identico stato d’animo che si ha quando al liceo devi fare la traduzione di latino o il compito di matematica e mancano cinque minuti al suono della campanella».

Qual è l’allenatore più bravo con cui lei ha lavorato fin qui?
«Ho ricordi straordinari di allenatori che non hanno fatto strada, che avevano tante qualità che però non hanno coinciso con la fortuna professionale. Io scrivo in bacheca in grande, perché lo leggano tutti, soprattutto i calciatori, che la fortuna è un’attitudine e non possiamo invocare il caso quando si manifesta. E’ una nostra attitudine, l’abbiamo dentro. Si scrive fortuna, ma si chiama intelligenza e carattere». 

Il giocatore più intelligente con il quale ha avuto a che fare?
«Le dirò sinceramente che c’è un’involuzione della figura. Perché li abbiamo educati a una relazione sociale che parte dai social network, dai tatuaggi, dalle cose effimere, stupide. Un mondo virtuale, senza il minimo decoro. Ormai sono tutti in questa situazione. Ho avuto calciatori pazzeschi nella loro qualità che si sono fatti divorare dal vizio, dalla stupidità, dalla distrazione. Ne cito uno perché mi è sempre rimasto impresso: Fabian O’Neill. Fabian O’Neill era un fenomeno soprannaturale che poi si è fatto inghiottire dal suo disagio».

Invece il più intelligente, quello con il quale andrebbe a cena?
«Io non ho l’abitudine di frequentare i calciatori a cena. Perché il mio rapporto con i calciatori rimane fugace. Faccio una battuta, una carezza per comunicare qualcosa, uno stato d’animo, però evito sempre lunghi colloqui, perché sono dannosi, nervosi. Però se mi chiede il giocatore più intelligente che abbia incontrato non fatico a farle il nome di Paolo Sollier. Talento in campo e intelligenza fuori».

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