Sacchi si fida di Inzaghi: “C’è una cosa che sa fare come pochi”
L'ex allenatore ha definitivamente cambiato idea

Dopo aver a lungo criticato il suo gioco e la sua Inter, Arrigo Sacchi da ormai qualche mese sembra aver cambiato totalmente opinione su Simone Inzaghi. L’ex tecnico, anche nell’intervista di questa mattina sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, ha esaltato l’allenatore nerazzurro dicendosi fiducioso delle sue qualità.
Queste le parole di Sacchi sul momento dell’Inter: “Inutile girarci intorno, la Supercoppa persa in quel modo contro il Milan è stata una cannonata e l’Inter ha accusato il colpo: il pareggio di San Siro con il Bologna, probabilmente, è figlio anche della delusione di Riad. Tuttavia continuo a pensare che l’Inter sia la squadra migliore della Serie A. E non parlo solo delle qualità dei giocatori, ma anche di Inzaghi, che è un allenatore cresciuto molto negli anni, e della società, che può contare su un grande presidente come Marotta. Sono tutte componenti che non possono mancare in un club vincente che punta a confermarsi e ad aprire un ciclo negli anni. Certo, il momento attuale è delicato, perché se non è facile arrivare al successo, ripetersi è ancora più complicato. Ecco perché l’Inter adesso dovrà dimostrare di avere maturità. Se ci riuscirà, vorrà dire che il gruppo è cresciuto ancora: potremmo ritrovare Inzaghi e i suoi persino più forti della stagione passata, quando dominarono il campionato vincendo meritatamente lo scudetto della seconda stella”.
Grandi complimenti, inoltre, all’indirizzo di Inzaghi: “Ora occorre che tutti facciano la propria parte: Inzaghi è un allenatore coraggioso e sa gestire il gruppo come pochi, questo lo aiuterà a leggere il momento e apportare i correttivi necessari. In rosa ci sono giocatori di personalità come Lautaro e Dimarco che possono senz’altro dargli una mano, a patto che tutti remino nella stessa direzione: anche i leader devono respirare ogni tanto, e poter contare sugli altri. L’Inter che abbiamo ammirato nella stagione dello scudetto era una squadra vera, che ragionava collettivamente, guai a perdere questa caratteristica”.
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