Sanchez esalta Conte: “Ci trasmette la sua voglia, vuole vincere tutto. L’Inter? Come innamorarsi di nuovo del calcio”
L'attaccante cileno, a due giorni dalla sfida in Champions contro il Barcellona, ha ripercorso anche la propria esperienza in maglia blaugranaL’arma in più di Conte. Questo quanto si augurano per Alexis Sanchez sia l’Inter che tutti i tifosi nerazzurri. E il Niño Maravilla sabato, all’esordio con la maglia nerazzurra, ha messo in campo tutta la propria classe e posato la prima pietra affinché questo possa accadere. Un esordio, impreziosito dalla compartecipazione nel gol di Sensi e dal primo gol in maglia nerazzurra, che nonostante l’espulsione per doppia ammonizione a causa della quale sarà costretto a saltare la prossima sfida in campionato con la Juventus, senza dubbio incoraggiante. Intervistato dai microfoni di Uefa.com, lo stesso Sanchez, oltre a ripercorrere i motivi per i quali ha scelto di tornare a giocare in Italia, ovviamente anche un riferimento alla prossima sfida in Champions League dei nerazzurri contro il Barcellona, squadra nella quale l’attaccante cileno ha militato tra il 2011 e il 2014. Queste le sue parole:
L’ARRIVO IN ITALIA – “È stato un po’ strano. Avevo 17 o 18 anni ed è stato un cambiamento brusco. Non capivo la lingua, ma ho iniziato a giocare e a far vedere quello che sapevo fare, dando sempre il 100% come ho sempre fatto fino ad oggi. Mi sono innamorato dell’Italia e la amo ancora“.
LE DIFESE ITALIANE – “Nel calcio italiano, le squadre devono essere molto compatte e organizzate. Tutti difendono e attaccano insieme. Credo che mi abbia aiutato molto come calciatore, perché ho dovuto adattarmi a questo stile di gioco. Bisogna innanzitutto difendere, rimanere uniti e poi attaccare“.
IL RITORNO IN ITALIA E L’INTER – “È stato un po’ come innamorarsi di nuovo del calcio. Conoscevo già il mister e alcuni giocatori, e credo che la società stia preparando qualcosa di bello per il futuro. Se non sbaglio, l’Inter non vince niente da sette o otto anni. Sì, è stato un po’ come ritrovare l’amore per il calcio, insieme alla voglia di vincere qualcosa con questo club“.
LA SQUADRA E CONTE – “Credo che il mister voglia vincere tutto. Lo si vede da come ci alleniamo e da come giochiamo le partite. Trasmette la sua voglia ai giocatori ed è positivo sia per la società che per la squadra in generale. Anche i miei compagni sono molto bravi; sono molto concentrati sulla vittoria e migliorano in tutti i sensi. In generale credo che sia una buona squadra“.
LA CHAMPIONS CON L’INTER – “Certo, ogni giocatore vorrebbe vincere la Champions League: in fin dei conti si va in campo per vincere, non solo per fare presenza. Questa è la mia mentalità. Per tutti i giocatori e per l’Inter come società è bello tornare in Champions League“.
L’ESPERIENZA A BARCELLONA – “Quando sono arrivato al Barcellona, tutti dicevano che era il più forte di sempre. C’erano Guardiola, Messi, Xavi, Iniesta e Puyol, che è il miglior capitano che abbia mai conosciuto in carriera. È stato fantastico. Il Barcellona mi ha insegnato uno stile di gioco diverso, basato sul possesso palla. In più, avevo compagni a cui potevi dare la palla sapendo che poi te l’avrebbero restituita perfettamente. Se ti alleni con giocatori così forti non puoi che migliorare. Cerco di migliorarmi tutti i giorni e questo mi è servito per crescere come giocatore”.
COSA HA INSEGNATO IL BARCELLONA – “Al Barcellona ho imparato molto nel senso che sono cresciuto. C’erano grandi giocatori che avevano vinto la Coppa del Mondo e che mi permettevano di migliorare giorno dopo giorno, anche fisicamente. Inoltre, ho imparato a comunicare con i compagni in campo. A parte questo, bisognava curare l’aspetto nutrizionale e prendersi cura di sé, perché oggi bisogna anche pensare a queste cose. Un giocatore può andare in una squadra e imparare molto ma, alla fine, deve sempre decidere cosa mangiare e cosa non mangiare quando è a casa, come allenarsi, ecc. È questo che mi ha permesso di crescere“.
“I grandi club come il Barcellona e l’Inter dipendono molto dalle ambizioni dei giocatori: devono sempre spingersi oltre i limiti ed è questo che fa fare un salto alla squadra. Per me è così che si vince. Il primo giorno che sono arrivato, il Barcellona aveva appena pareggiato, ma era come se avesse perso 5-0.
Sono queste le ambizioni di un grande club: bisogna pretendere sempre di più, partita dopo partita. Quando gioco una partita normale o non particolarmente bella, ci penso per tutta la giornata. È così che migliori”.
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