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Segretario UEFA: “Non si gioca troppo. Dal 2026 meno nazionali”

Intervistato da Radio Sport Anch’io, il segretario generale della UEFA, Giorgio Marchetti, si è soffermato a lungo sul tema dei calendari e della pianificazione delle varie competizioni, con diverse squadre come l’Inter piene di impegni serrati e, in queste settimane, con i giocatori in giro per il mondo a causa delle nazionali.

Queste le sue parole riportate da calciomercato.com:

CALENDARI – “I calendari sono una delle complessità di questo periodo. Bisogna fare un ragionamento complessivo e tenere conto dei dati. Ci sono più partite, ma anche che ci sono rose più ampie e i dati dicono che a fronte di un maggior numero di partite giocate rispetto a trent’anni fa, il numero di minuti giocati dai giocatori è sostanzialmente stabile. Nella stagione 23/24 i top 11 di ogni squadre hanno giocato il 70% dei minuti. Il turnover è in forte crescita. Da stagione a stagione l’incremento rispetto al numero dei giocatori utilizzati è del 10% circa, su base europea”.

CAMPIONATI – “Le squadre dei tornei nazionali sono competenze nazionali. Ci sono vari format nei campionati europei se guardiamo ai campionati maggiori. La Francia ha deciso di scendere a 18, altre leghe sono rimaste a 20. Credo sia difficile inserirsi in un dibattito che riguarda fattori locali, domestici, la sostenibilità di un certo numero di squadre ma anche l’importanza di partecipare al massimo campionato per le realtà locali. Un giudizio complessivo è difficile perché molte valutazioni sono, ripeto, di valore domestico”.

PIANIFICAZIONE – “Sinceramente non vedo mancata pianificazione dei grandi eventi. C’è un calendario internazionale Fifa che fissa i periodi dedicati alle squadre nazionali ed è rimasto immutato. Dal 2026 le finestre scenderanno da cinque a quattro perché quelle di settembre e ottobre saranno unite in una finestra più grande, così evitando una parte dei viaggi intercontinentali. Non mi sembra di vedere mancanza di armonizzazione. Dopodiché come diceva i calendari sono un grande tema da affrontare non solo tra Fifa e Uefa ma anche con club e giocatori”.

CRITICHE – “Le scelte non sono esclusivamente commerciali da parte dell’Uefa. Per noi il calcio è l’elemento primario. La modifica di format della Champions League tende a valorizzare l’interesse della competizione. Avevamo una fase a gironi conosciuta e amata da tutti, ma alcuni gruppi erano troppo prevedibili. L’imprevedibilità lascia la competizione aperta a più squadre. Più è così e poi evidentemente c’è un aspetto commerciale, ma il ricavato va ai club per più del 75%. C’è una quota di solidarietà per chi non partecipa che è superiore al 10%. Le competizioni per club devono prima di tutto interessare il tifoso e i benefici sono per i club che possono offrire sempre di più e sempre di meglio ai sostenitori”.

Enrico Traini

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