Il dato, dopo la partita di ieri, è che l’asterisco nella classifica dell’Inter non vale più a giustificare i punti persi con l’alibi della partita da recuperare contro il Bologna: dopo l’1-1 di Torino – lo hanno già detto tutti – il primo posto in classifica non è nemmeno più virtuale. L’Inter, anche vincendo il recupero contro i felsinei, rimarrebbe alle spalle del Milan che a questo punto è il vero arbitro della corsa Scudetto: il destino del Diavolo, in sostanza, dipende solo dal Diavolo. E tra Milan e Inter, separate ora da quattro punti (riducibili a uno), c’è anche il Napoli, virtualmente scavalcabile ma che prepara una volata finale di stagione in cui Luciano Spalletti – pure nel suo linguaggio criptico – a buon intenditore non ha fatto mistero di voler inseguire “quell’obiettivo lì”.
Il risultato è che, a nove giornate dalla fine (e con dieci partite da giocare), la corsa Scudetto è senza ombra di dubbio la più aperta degli ultimi anni, con tre squadre coinvolte nella lotta e raccolte nel fazzoletto di pochissimi punti. Soprattutto, lo scenario dice che l’Inter non è più padrona del proprio destino: e questo potrebbe non essere necessariamente un male, in un momento in cui i nerazzurri appaiono fisicamente logorati dai molteplici impegni e mentalmente appannati da prestazioni spesso non all’altezza della (ex) prima in classifica.
E’ innegabile: il primo posto logora chi ce l’ha, aggiunge stress a una stagione che, come questa, è già tra le più intense della storia recente, resa ancora più complicata da un regolamento sul calendario ampiamente rivedibile, che ha messo l’Inter nelle condizioni di affrontare una teoria infinita di big match nell’arco di poche settimane, uscendone prevedibilmente a corto di energie. Una condizione obiettivamente idonea a mettere in difficoltà chiunque contro chiunque, anche contro quelle avversarie che esattamente delle big non sono.
Ecco perché, terminati anche per l’Inter gli impegni delle coppe europee (che per Milan e Napoli sono finiti, rispettivamente, a dicembre e a febbraio), approcciare quest’ultima volata di campionato da inseguitori potrebbe avere anche degli effetti positivi, sulla mentalità e sull’approccio alle prossime gare. Da un lato, perché correre dovendosi guardare continuamente negli specchietti ti fa inevitabilmente rallentare. Dall’altro, perché essere costretti a inseguire e a rimediare rispetto a un vantaggio ignominiosamente dilapidato porta chiunque a mettere al bando quelle diverse forme di leziosità, pressapochismo e superficialità che alcuni giocatori – nonché la squadra come collettivo – possono aver messo in campo negli ultimi tempi.
Il pallino, d’ora in avanti dovrà essere questo: recuperare le energie (ieri lo hanno detto tutti quelli che hanno parlato nelle interviste del dopo-partita), preparare una partita alla volta (è un lusso che ora anche l’Inter può permettersi) e trovare nell’inseguimento quella forza in più rispetto a quelle che il procedere della stagione inevitabilmente toglie. Certo, bisognerà sperare in qualche passo falso delle squadre che in questo momento precedono quella nerazzurra: ma mantenere la vetta della classifica, in questo momento, è un onere che ricade su di loro. L’anno scorso, il Milan ha già dimostrato di essere in grado di perdere il primo posto. Quest’anno, ad averlo già dimostrato è il Napoli. Ora la palla è di nuovo in mano a Pioli e Spalletti. E dunque, possiamo dirlo: ora sono problemi loro.
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