Shaqiri: “Con Mancini nessun problema, ma giocavo poco, gli interisti sono fantastici”
Lo svizzero, oggi impegnato negli ottavi di finale di EURO 2016 contro la Polonia torna a parlare dei suoi sei mesi in nerazzurro e dei motivi del suo addioArrivato nel gennaio del 2015 come grande colpo della sessione invernale di mercato (accolto a Malpensa da migliaia di tifosi), Xherdan Shaqiri ha poi salutato l’Inter solo sei mesi dopo volando oltremanica allo Stoke City. Una partenza che ha lasciato perplessi molti tifosi della Beneamata, i quali vedevano nello svizzero un punto fermo dell’Inter del futuro. Oggi il fantasista elvetico torna a parlare della sua esperienza italiana in un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport e parla in primis del rapporto con il suo vecchio allenatore (da più parti definito non ottimale): “In realtà non ho mai avuto alcun problema con Mancini. Però è chiaro che non potevo stare a guardare le partite. All’inizio giocavo, poi sono finito in panchina. Ho sempre rispettato le sue scelte, ma spesso le cambiava, forse un po’ troppo. Ha detto che io e Mateo Kovacic ce ne siamo dovuti andare per colpa del Fair Play Finanziario? E cosa posso aggiungere? Resta il fatto che sono fiero del mio percorso professionale: Basilea, Bayern Monaco, Inter, Stoke City. Lì gioco ogni settimana, non ce la facevo a stare troppo a guardare“.
Il pensiero dello svizzero si sposta poi sul suo rapporto con il Belpaese e con la tifoseria nerazzurra in particolare: “Adoro l’Italia, magari in futuro tornerò a giocare da voi. Ma non ora. Che ricordo mi porto dentro dell’Inter? I fantastici tifosi. Indimenticabile come mi accolsero all’aeroporto, come mi sostenevano durante le partite allo stadio. Li ho adorati. Se sento qualche ex compagno? No, nessuno. Ma ricordo con grande simpatia Yuto Nagatomo“. In chiusura Shaqiri dedica un consiglio al suo ex compagno di squadra Kovacic: “E’ andato al Real Madrid e ha vinto la Champions League, ma lui ha bisogno di una squadra più piccola: deve andare in campo ogni settimana, deve giocare e non finire in panchina“.