SKELETONS – Gianluca Festa: un duro col vizietto del gol
Il calcio è uno sport fisico e l’Inghilterra è storicamente la patria del gioco maschio, l’habitat ideale per chi è disposto ad andare giù duro pur di fermare l’attaccante avversario. Dalla Sardegna all’Inghilterra con ritorno passando per Milano, oggi raccontiamo la storia di Gianluca Festa, un duro col vizietto del gol.
In una giornata di fine inverno del marzo 1969 nasce a Monserrato (CA) Gianluca Festa. Il giovane difensore sardo inizia a giocare presso le giovanili del Cagliari, squadra con la quale esordisce diciottenne tra i professionisti in uno dei momenti peggiori della storia della società sarda. Siamo infatti nell’anno 1987 e il Cagliari nonostante in Coppa Italia si spinga fino alle semifinali, vive in campionato una stagione terribile e conclude mestamente all’ultimo posto che sancisce la retrocessione in Serie C1.
LA RINASCITA CAGLIARITANA ? Dopo essere mandato una stagione in prestito alla Fersulcis, Festa torna a Cagliari dove da subito viene lanciato titolare dal neoallenatore ? guarda un po’ ? Claudio Ranieri. E? la stagione del riscatto per i rossoblu che vincono il Campionato e la Coppa Italia di C1, quelli che resteranno gli unici trofei vinti da Festa per tutta la carriera. La stagione successiva si compie l’impresa della seconda promozione consecutiva e Festa può così finalmente esordire in Serie A nel 1990.
L’ESPERIENZA A MILANO ? Nonostante sin da subito Festa si contraddistingua per il gioco maschio, egli è uno dei giovani difensori più promettenti del panorama italiano tanto da meritarsi una presenza nell’Under 21 (sua unica presenza in Nazionale, egli non arriverà mai alla Nazionale Maggiore). Il presidente Pellegrini lo ingaggia così nell’estate del 1993 per la sua Inter ma il tecnico Osvaldo Bagnoli decide di farlo andare via in prestito così dopo appena 4 partite il giocatore viene mandato alla Roma. Presso i giallorossi Festa vede il campo con regolarità e realizza la sua prima rete in Serie A, da allora non si fermerà più e andrà a segno per ben 14 stagioni di fila. Finito il prestito a Roma, Festa torna a Milano dove trova il nuovo allenatore Ottavio Bianchi che gli consegna la maglia da titolare. E? un periodo delicato per la squadra quello dell’avvicendamento Pellegrini-Moratti alla guida della società e i nerazzurri concludono un anonimo campionato all’undicesimo posto. La prima rete arriva nel gennaio del 1995 a San Siro contro la Sampdoria: su una punizione di Bergkamp, il pallone sbatte contro la barriera e rimpalla su Festa che solissimo insacca sulla destra, ci penserà poi Fontolan a fissare il punteggio sul 2-0.
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Gianluca Festa ? in quegli anni con la maglia numero 5 – resta in totale per 3 stagioni alla guida dell’Inter dove si segnala per le 62 presenze, le 3 reti (una a stagione) e i molti cartellini gialli per la gioia delle caviglie avversarie. Durante la travagliata stagione 1996/1997, il Middlesbrough offre all’Inter 2 milioni e 700 mila sterline per l’ingaggio di Festa, società e giocatore accettano e così a stagione in corso il difensore si trasferisce in Inghilterra nella squadra di Ravanelli e Juninho.
E? QUI LA “FESTA” ? La Premier è un campionato da duri e non poteva che trovarsi a suo agio uno come lui ex maestro di arti marziali (per la precisione di aikido), ex campione italiano giovanile di tennis nonché uno degli ultimi giocatori ad aver fatto il servizio militare. Quando il gioco si fa duro i duri infatti iniziano a giocare e Festa da subito si contraddistingue per il suo carisma facendo di lui uno dei giocatori più amati della curva anche per i suoi gol. L’inizio in Inghilterra è sfortunato, il Boro perde la finale di FA Cup e Festa vede un suo gol annullato per fuorigioco, in campionato arriva poi la retrocessione che sancisce di fatto l’addio di molti big in squadra. Festa decide di restare e la stagione successiva al primo colpo centra la promozione in Premier vincendo anche il premio di Giocatore dell’Anno del Middlesbrough, si toglie poi anche altre soddisfazioni come la vittoria all’Old Trafford nella stagione 1998/1999, unica sconfitta casalinga della stagione magica del Manchester United. Nel 1998 egli scende in campo anche per la più curiosa partita della sua carriera ossia l’esordio ? e tutt?ora unica gara ? della Nazionale della Sardegna contro la Nazionale della Corsica, derby finito 1-0 per i sardi con gol di Zola. Festa gioca regolarmente fino alla stagione 2001-2002, annata in cui totalizza solamente 8 presenze condite da una rete. In estate decide così di chiudere la sua esperienza al Middlesbrough andandosene in prestito in Championship al Portsmouth e salutando la squadra con un bilancio di 136 presenze e ben 10 gol e 24 cartellini gialli. Al Portsmouth gioca una sola positiva stagione con 29 presenze, 1 rete e 3 cartellini gialli. Nell’estate del 2003 decide però svincolato di seguire Zola al Cagliari per riportare la squadra in Serie A dopo ben 3 anni di purgatorio in Serie B,una sfida troppo affascinante per un sardo doc come lui.
GLI ULTIMI ANNI ? A Cagliari è missione compiuta e dopo aver contribuito al ritorno in Serie A dei sardi con 2 reti in 26 partite decide nell’estate del 2004 di smettere con il calcio professionistico andandosene a giocare nella Nuorese, squadra che porta dall’Eccellenza alla C2. Infine l’ultima stagione è al Tavolara in Serie D dove ormai trentanovenne decide di appendere le scarpe al chiodo. Dopo aver per anni giocato nel Cagliari da giocatore, Festa è entrato poi in società affiancando prima Giorgio Melis alla guida della squadra nel 2010 dopo l’esonero di Allegri e diventando poi dalla stagione scorsa l’allenatore della squadra primavera, ruolo che ricopre tutt?ora.
Festa è stato un giocatore che non ha lasciato il segno in maglia nerazzurra, un difensore più ricordato per i suoi tackle piuttosto che per le mai arrivate vittorie o episodi particolari. Nonostante il suo ruolo è andato a segno per ben 14 stagioni di fila, score non da poco per un difensore. Festa in oltre vent?anni di carriera non ha vinto nulla ma in qualunque squadra sia andato è sempre stato amato dai tifosi, e per un calciatore non può che esserci vittoria più grande.