Skriniar, Borja Valero, Vecino e gli altri: storia di un mercato da comprimari, per una stagione da vertice
Ad oltre metà della prima parte del campionato, le operazioni in entrata dell'ultima campagna acquisti hanno una duplice valenza: contribuire ai successi della squadra, ed essere in linea con un progetto tecnico (apparentemente) sensatoL’80% esatto di vittorie – su 10 gare disputate – e la seconda posizione solitaria danno credito ad un’Inter in forma smagliante e dalle ambizioni che meno di qualche mese fa apparivano proibitive ed impronunziabili in casa nerazzurra. Dopo la convincente prestazione contro la Sampdoria – dove il positivo esito dell’incontro è stato finalmente in linea con una proposta di gioco incoraggiante -, è ormai chiaro che la corsa ad un piazzamento utile per un accesso diretto o preliminare alla Coppa dei Campioni vedrà come protagonista indiscusso il gruppo di Luciano Spalletti, che è stato artefice di un autentico ribaltamento nella consapevolezza della rosa e suggeritore di acquisti volti al puntellamento dei reparti maggiormente deficitari negli anni addietro.
Proprio l’agenda di mercato da lui redatta ha permesso all’Inter di concludere operazioni che, malgrado lo scetticismo dei giudizi iniziali, si stanno dimostrando assolutamente proficue per ritornare a respirare profumo di vetta. Infatti, i trasferimenti estivi hanno sdoganato la teoria degli investimenti ad effetto – leggi “Milan” -, per concentrarsi sulla definizione di trattative che agevolassero la realizzazione dei piani di Spalletti, in cui la funzionalità di un giocatore precede la risonanza del suo nome. In altre parole, le preferenze dell’allenatore di Certaldo sono mirate alla propedeuticità degli elementi con cui rimpinguare e migliorare il collettivo, piuttosto che alla mediaticità dei loro curricula.
La disciplina dell’ex tecnico romanista si applica ad ogni zona del campo dell’attuale undici nerazzurro, e denota differenze nettissime se paragonata a quella dei finanziamenti a pioggia impiegati sul mercato lo scorso anno. Su un totale di oltre 100 milioni di euro, gli ingaggi passati di Banega, Ansaldi, Candreva, Gabriel Barbosa e Joao Mario, hanno inciso più a bilancio che sul campo, alimentando la malizia di detrattori e seminatori di zizzania; oggi, di contro, l’impiego di nuove forze e lo sfoltimento degli esuberi hanno agevolato la ripartenza. In ogni settore del rettangolo verde, l’Inter ha migliorato la sua capacità di essere incisiva e sta fornendo garanzie di tenuta difficili da ipotizzare a fine maggio.
Partendo dalla difesa, le altalene di rendimento di Murillo – centrale che se in stasi psicologica, è in grado di mutarsi in un centrale di certo affidamento, dato che stia lustrando il suo valore in Spagna – sono state sostituite dalla tignosa tempra di Milan Skriniar, indiscussa sorpresa di questi primi vagiti di stagione; pur peccando ancora in fase d’impostazione – limitata dalla imponenza della sua stazza -, i margini di miglioramento sono incredibilmente esponenziali, e della sua lucidità sembra abbia beneficiato anche Miranda, apparso molto più sereno al fianco dello slovacco.
Sugli esterni bassi, i furori di D’Ambrosio e la diligenza di Nagatomo spadroneggiano e stupiscono per continuità ed efficienza, comprovando ulteriormente che la cura Spalletti sia stato l’infuso appropriato per rinvigorire l’autostima dell’intero contesto. In attesa di galvanizzarsi con le folate di Dalbert e di Cancelo, con il brasiliano che ha bisogno di tempo per assimilare aspetti e tecnicismi di un calcio diverso da quello sudamericano e francese, e con il portoghese che dovrà impegnarsi per ripristinare una stabilità fisico-atletica, a fronte dell’infortunio occorsogli circa due mesi fa.
A seguire, il centrocampo è stata la sezione più rivoluzionata dall’attività tecnico-dirigenziale, per rattoppare la penuria di qualità sulla mediana e per rimpolpare la gamma delle alternative sulla trequarti. Al netto della sua autonomia da rodare, il fosforo di Borja Valero è l’ingrediente necessario affinché le ricette spallettiane di interdizione e di tessitura possano sortire effetti; così come la brillantezza di Vecino, che sta dissolvendo la timidezza dell’approccio con San Siro grazie alle frizzanti galoppate da un‘area di rigore all’altra e alla intelligente versatilità dimostrata da diga a sostegno della retroguardia e da costruttore dietro l’unica punta.
Il versante avanzato, invece, è stato il solo lotto non interessato a formali stravolgimenti, alla luce dell’esclusivo innesto di Karamoh, che nell’abbondante quarto d’ora del suo esordio, ha egregiamente figurato, donando brio alla fase d’attacco ed orientando direttamente l‘1-0 finale sul Genoa. Per il resto, l’arsenale offensivo può contare sul moto perpetuo Perisic, sulla potenza di Candreva, e sulla freddezza di Icardi, piacevoli costanti per le trame della guida toscana, capace in un manipolo di mesi di rivoltare l’emisfero Inter da cima a fondo, e di ridefinirne obiettivi ed aspirazioni. Il tutto nel segno della costanza, che si spera trovi spazio anche al Bentegodi.
L’IMPATTO DEI NUOVI ACQUISTI SULL’INTER