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Solomon: “Lukaku è una bestia, attaccante sottovalutato. Mi preoccupa la corsa di Hakimi, vogliamo almeno un pari”

Anche se non dal primo minuto, questa sera uno degli avversari cui l’Inter dovrà stare particolarmente attenta è Manor Solomon. L’esterno israeliano, soprattutto a partita in corso, sa essere decisivo grazie alla sua capacità palla al piede di saltare l’uomo e punire l’avversario nel momento di stanca. Chiedere per ulteriori informazioni al Real Madrid, che dal classe 1999 dello Shakhtar Donetsk ha già subito due reti in questa edizione. Intervistato questa mattina sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, ecco le impressioni del giovane attaccante sul match di San Siro:

Solomon, come si sta in un posto così diverso da Israele?
“Non facile all’inizio, due anni fa sono arrivato in inverno e c’era un freddo incredibile… E poi la lingua: non capivo niente! Non potendo imparare il russo, mi sono buttato sul portoghese che si usa molto nello spogliatoio. E allora tutto è cambiato”.

Si è spiegato il perché di questo pazzo girone?
“Questa Champions ci ha insegnato che nulla, proprio nulla, è impossibile: inutile cercare razionalità. Ora vogliamo almeno un pari”.

Cosa ricorda dell’andata con l’Inter?
“Meno difficile della semifinale di Europa League, ma comunque faticosa: io da esterno ero schiacciato sul terzino! Di solito siamo bravi a portare la palla, ma loro premono. E poi hanno un grande sistema difensivo”.

Romelu Lukaku, Getty Images

Pure l’attacco non è male…
“Faremo di tutto per fermare Lukaku: è una bestia, un mostro. Se è in vena, inarrestabile. Ed è pure sottovalutato: dovrebbe essere considerato tra i più grandi nel suo ruolo. Quando l’Inter lo ha preso mi sono chiesto perché… Perché il Manchester si priva di uno così?”.

E lei, invece, che giocatore è?
“Sono un esterno particolare. I gol col Real sono un orgoglio, ma la cosa che mi riesce meglio è il dribbling. Mi paragonano un po’ ad Eden Hazard e lo trovo fantastico, poi in futuro non mi dispiacerebbe venire in A. Già d’estate ho parlato con Roma e Atalanta, ma alla fine non c’è stato accordo”.

Cosa significa Israele nella sua vita?
“Un posto in cui si sorride e ci si gode la vita come da voi. Quando smetto non posso che vivere là. Molti pensano sia un posto insicuro, invece è il contrario. E’ accogliente, unisce le diversità. Ad esempio, io ho tantissimi amici arabi e il mio capitano in Nazionale Bibars Natkho è musulmano…”.

Sulla fascia può incrociare Hakimi, pure lui musulmano
“L’ultima cosa che mi interessa è la sua religione, mi preoccupo solo di quanto corra…”

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Antonio Siragusano

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