20 Aprile 2020

Sosa: “Inter la squadra più forte con cui ho giocato. Che emozione il Meazza, sono andato via al momento giusto”

L'ex attaccante nerazzurro ricorda gli splendidi anni trascorsi a Milano

Tra i protagonisti della storica vittoria della Coppa Uefa del 1994, Ruben Sosa quest’oggi è stato scelto sulle pagine di Tuttosport per l’appuntamento quotidiano coi grandi interisti del passato. L’ex attaccante dell’Inter, ricordando gli anni trascorsi in maglia nerazzurra, ha pure svelato il suo segreto per calciare le punizioni: il grande marchio di fabbrica che lo ha reso celebre e letale in quegli anni. Ecco le sue parole:

Dopo la Lazio è arrivata l’Inter
“L’Inter è stata la squadra più forte in cui ho giocato. Un trasferimento tutt’altro che facile: con il mio procuratore, Paco Casal, ero andato a casa del presidente, Ernesto Pellegrini. Sua moglie era esperta di calligrafia e vedendo un mio autografo aveva sconsigliato di mettermi sotto contratto. Allora io ho detto al presidente: facciamo un patto, se faccio almeno 20 gol, lei mi dà i soldi che dice il procuratore, se ne faccio di meno, decida lei una cifra, ma chiudiamo perché io voglio fare gol con la maglia dell’Inter”.

E’ stato di parola, visto che già al primo anno ne ha segnati 22. Cosa ricorda di più delle prima partite da interista?
“Tutte e tre le stagioni che ho vissuto a Milano sono state straordinarie. Quello che mi colpiva di più era vedere tutte quelle persone al Meazza. Giocare con dei fenomeni in una cornice così, è stato straordinario”.
Cos’è successo, invece, nella stagione 1993/94?
“Che quasi rischiamo di finire in Serie B, ma alla fine abbiamo vinto la Coppa Uefa. Per me, quella coppa vale come una Champions. L’anno prima per poco non vincevamo lo scudetto, siamo arrivati secondi anche perché non siamo riusciti a vincere il derby. Così aver vinto quella Uefa è stato un po’ il coronamento della mia avventura in nerazzurro”.
Considera quel trofeo come il momento più bello vissuto in nerazzurro?
“Sì, perché volevo vincere qualcosa da interista e lasciare un ricordo di Ruben Sosa e poter dire: ho vinto con la maglia dell’Inter”.
Dopo una terza stagione all’Inter, è stato ceduto al Borussia Dortmund. Lei sarebbe rimasto a Milano più a lungo?
“I credo che all’Inter sono andato via al momento giusto perché non avrei potuto più dare tutto. Il ginocchio che aveva già subito tre interventi mi faceva male. È stato anche un atto di rispetto nei confronti del club e dei tifosi”.
Negli occhi di chi l’ha vista giocare sono rimasti impressi i suoi gol su punizione, aveva un segreto per essere così preciso?
“Mi piaceva tirarli, a fine allenamento mi fermavo sempre con il portiere per allenarli. Finché non tramontava il sole, io continuavo a provare. Poi guardavo i grandi campioni tirare le punizioni e pensavo: mi piacerebbe tirare così e continuavo ad allenarmi. Più erano lontane, meglio era perché avevo la botta e poi il pallone si muoveva molto. Per me, era come calciare un rigore e dicevo ai miei compagni di cadere quando li toccavano fuori area”.

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