L’INTERTINENTE – La mano di Spalletti nell’Inter di Conte: diamo a Lucio quel che è di Lucio
Una rubrica per rafforzare un concetto: l’impertinenza di essere nerazzurri.“Secondo me l’Inter è cambiata con Spalletti e poi con Conte. Si sta facendo un lavoro, si stanno aggiungendo i pezzi e il lavoro porta risultati. Serve tempo per costruire una squadra. Servono le sconfitte e i giorni infelici”.
Dopo il derby vinto per 0-3 sul Milan, che ha permesso all’Inter di portarsi a +4 sul secondo posto, capitan Samir Handanovic, con la solita lucidità e freddezza che lo contraddistingue, ai microfoni di Dazn ha reso omaggio al lavoro di Conte, ma non si è tirato indietro nel citare Luciano Spalletti.
L’allenatore toscano, ancora senza panchina dopo aver lasciato un anno e mezzo fa l’Inter, è ancora sotto contratto con il club nerazzurro. Tante squadre lo hanno cercato in questi mesi, anche quel Milan schiantato ieri pomeriggio a San Siro.
Spalletti è rimasto nel cuore della maggior parte della tifoseria nerazzurra. E non può essere altrimenti. L’ex tecnico della Roma è riuscito a rigenerare l’Inter sotto tutti i punti di vista: economico, sportivo e tecnico.
Per prima cosa, Spalletti è stato l’allenatore capace, dopo tanti colleghi che lo hanno preceduto e miseramente fallito nell’epoca post Triplete, di riportare l’Inter in Champions League. Un quarto posto, conquistato in classico stile Inter, all’ultima giornata contro la diretta rivale e al termine di una rimonta indimenticabile, che ha segnato una svolta epocale nella storia recente nerazzurra.
Lo ha fatto per due anni consecutivi. Tornare tra le grandi d’Europa ha permesso all’Inter di poter contare su importanti introiti economici per il bilancio, di poter arrivare ai big sul mercato e di poter pagare un allenatore oggi con un ingaggio da 12 milioni di euro all’anno.
Anche sul campo l’Inter è tornata ad essere decisamente più squadra, seppur con diversi momenti di discontinuità e di appannamento che oggi, grazie a Conte, sembrano essere lontani anni luce. A Spalletti non si poteva chiedere di più e di vincere subito lo scudetto, il progetto di crescita è stato scaglionato per step. Il primo obiettivo di Suning era quello di tornare in Champions League, è stato scelto Spalletti e lui l’ha centrato.
Il modo con cui lo ha fatto però merita di essere discusso. La sua avventura sulla panchina dell’Inter è stata davvero intensa. Spalletti ha deciso di puntare sin dal primo giorno su Skriniar e lo ha fatto diventare uno dei migliori centrali della Serie A, è stato l’unico in Italia a far esprimere al meglio Joao Cancelo, disastroso un anno dopo con Allegri alla Juventus, ha puntato sull’intelligenza tattica e sulla qualità di Borja Valero e Rafinha, ha capito l’importanza della Garra Charrua di Vecino e ha lanciato con cura Lautaro nel mondo nerazzurro.
Non è mai sceso a compromessi, neppure quando Mauro Icardi, che per anni ha professato il suo eterno amore per la maglia dell’Inter, ha finto infortuni al ginocchio, non ha risposto alle convocazioni e ha permesso a sua moglie di andare in giro per i salotti televisivi a destabilizzare l’intero ambiente nerazzurro.
Ha messo sempre davanti l’Inter, difendendola, diventando il primo tifoso nerazzurro, immergendosi a 360° in questo ambiente e uno come lui non può essere facilmente dimenticato.
Se l’Inter di Antonio Conte ora guarda tutti dall’alto, è merito anche di Luciano. Lo sa bene anche Antonio. Ricordo ancora i miei due giorni ad Appiano nell’estate del 2019 e gli allenamenti aperti alla stampa. Spalletti, con cura quasi maniacale, lavorava con l’intera difesa per perfezionare la costruzione da basso, passando dai piedi di Handanovic e dai difensori. Ecco perché le parole di Handanovic non mi hanno colpito e so quanto la citazione sia vera e provenga dal cuore.
Conte, al suo arrivo, ha trovato una base più che valida che il tecnico salentino, con la sua qualità e con la sua ossessione per la vittoria, ha reso quasi perfetta in quest’anno e mezzo. Sono stato il primo a sperare nell’arrivo di Conte sulla panchina nerazzurra, nonostante in panchina ci fosse Spalletti, perché l’ho sempre ritenuto il profilo giusto per tornare subito alla vittoria e uno dei top in circolazione.
Ma a Spalletti non si può che dire grazie. E se l’Inter quest’anno tornerà, dopo anni, a trionfare in Italia, il merito sarà anche suo. La sua firma è lì, sotto gli occhi di tutti. Grazie Luciano.
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