Spalletti e le punture all’Inter: “Con Conte 240 milioni di ingaggi, con me 100”. Cosa dicono i numeri reali
Il tecnico toscano ha tenuto un lungo monologo in conferenza stampaAlla fine, in un modo o nell’altro, Luciano Spalletti all’Inter c’è rimasto legato ancora: il pensiero dell’Inter è ancora lì, il ricordo di quelle due stagioni – travagliate, ma con due qualificazioni in Champions in tasca – è ancora in un angolo della sua memoria come una vecchia fiamma che fatica a tramontare anche in un periodo di pace dei sensi. E oggi, Spalletti, in un certo senso la pace dei sensi ce l’ha: allena il Napoli, è primo in classifica, ma – sempre oggi, alla vigilia di Inter-Napoli – è andato a rivangare nel suo passato nerazzurro con un lungo monologo in conferenza stampa. Ne estrapoliamo una frase significativa: “Se uno ha la possibilità di spendere 240 milioni di stipendi non è uguale a chi ha un monte ingaggi da 100 milioni”.
Il monte ingaggi da 100 milioni sarebbe quello di cui godeva – a suo dire – la rosa dell’Inter nel corso del suo biennio, mentre quello da 240 sarebbe quello di cui godeva l’Inter con Antonio Conte, che l’anno scorso ha portato i nerazzurri a vincere lo Scudetto. Uno traguardo che, beninteso, forse non sarebbe riuscito a raggiungere senza (questo sì) una corposa campagna acquisti che ha certamente aumentato il monte ingaggi della rosa nerazzurra, e che – allo stesso modo – non avrebbe forse vinto se non ci fosse stato il biennio spallettiano del 2017-2019, quel biennio in cui l’Inter e l’ambiente nerazzurro si sono gradualmente riabituati a stazionare nelle zone alte della classifica (due quarti posti sono pur sempre piazzamenti onorabili), nonché a figurare nelle competizioni internazionali per club, tra cui la Champions.
A Spalletti va dato quel che è di Spalletti, e questo non è certamente un articolo contro Spalletti: ma rispetto alle sue parole in conferenza stampa vanno messi dei puntelli, ecco. Tanto per cominciare: probabilmente il tecnico del Napoli non voleva essere aritmeticamente puntuale nel dire che con lui all’Inter il monte ingaggi fosse di 100 milioni e con Conte – il sottotesto del suo discorso si riferisce appunto al salentino – fosse di 240. E infatti le cifre non sono queste: basta andare a farsi una piccola ricerca delle prestazioni finanziarie dell’Inter degli ultimi anni per rendersi conto di come il monte ingaggi del primo anno di Spalletti, precisamente, fosse pari a 79 milioni lordi (salito a 106,9 lordi al secondo anno), mentre nel primo anno di Conte il monte ingaggi fosse di 100,9 milioni lordi per poi esplodere nell’annata 2020-2021 (la scorsa), attestandosi a 149 milioni lordi di euro.
Certamente, con Conte l’Inter ha speso complessivamente di più in ingaggi: tra i 185,9 milioni lordi spesi nel 2017-2019 ai 249,9 spesi nel 2019-2021 c’è una differenza sostanziale. Ma la differenza è anche figlia di una progressione di risultati che, quando Spalletti era allenatore dell’Inter, ancora non esisteva: al primo anno di Spalletti, l’Inter arrivava da un ottavo posto con l’Inter che mancò la qualificazione a ogni coppa europea. Al primo anno di Conte – terminato al secondo posto – l’Inter arrivava già da due quarti posti, ottenuti proprio con Spalletti. Dal punto di vista economico, poi, l’anno dello Scudetto (per l’Inter come per tutte le società d’Europa), è stato forse il peggiore per l’Inter, con un progetto tecnico ed economico prima ibernato e poi stoppato dalla crisi economica da Covid, con tutto il comparto del calcio in sofferenza in quanto reduce da un’annata e mezza di partite blindate e di botteghini vuoti.
Infine, una nota finale Spalletti ce la deve concedere: è vero che, potendo vantare certe performance finanziarie, come all’inizio del biennio Conte, “non si va a prendere giocatori fermi a casa, ma giocatori del Chelsea e dal Manchester United, più abituati a vincere rispetto ad altri”. Ma giocatori di questo tipo, nel 2019, hanno raggiunto l’Inter anche perché ingolositi dalla prospettiva di poter lavorare con un allenatore più abituato a vincere rispetto ad altri, Spalletti incluso. Lukaku, all’Inter, l’ha portato Conte: non altri. Spalletti – allenatore abile e intelligente – è uomo di calcio troppo navigato per non avere contezza di questi aspetti: l’auspicio è che San Siro lo riaccolga come un vecchio fratello nerazzurro, e che (aggiungiamo noi, per pareggiare il conto delle ‘punture’) lui, per ricambiare, possa far nuovamente esultare i tifosi interisti.