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Spezia-Inter, Marotta (Sky): “Superlega morta per volere dei tifosi. Non mi dimetto”

Beppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter, ha parlato ai microfoni di Sky nel pre partita di Spezia-Inter, partita fondamentale per la lotta scudetto ma che cade anche proprio immediatamente dopo il polverone sollevato dalla creazione e fallimento della Superlega.

Beppe Marotta, Getty Images

Marotta ha dichiarato: “Questa iniziativa è stata portata avanti dai 12 club vista la difficoltà causata dal covid dove i costi sono aumentati e questo modello di calcio è un modello superato, bisognava trovare un possibilità per migliorare le risorse. Il calcio è a rischio default, gli stipendi sono il 69 % del fatturato e quindi questa situazione non garantisce stabilità e futuro ed era doveroso andare alla ricerca di un qualcosa che potesse cambiare questo modello”.

LA VOCE DEI TIFOSI –La possibilità di creare la competizione è naufragata perché sono stati sottovalutati alcuni aspetti importanti come la voce dei tifosi che è fondamentale nel mondo del calcio e poi anche le 6 inglesi hanno deciso di mollare per le loro giuste ragioni. Da ogni fatto che viene vissuto bisogna trarre delle lezioni. Se questo progetto è fallito è perché è stato fatto durante il percorso di creazione“.

BUONA FEDE –Questa operazione è stata condotta con riservatezza dalle proprietà e il management dell’Inter non è entrato direttamente e tutto si è consumato negli ultimi giorni. In un’azienda i compiti devono essere divisi, io e Antonello ci siamo concentrati sulle questioni quotidiane del club. La buona fede di questa azione è nata dal fatto che i proprietari volevano fare il bene dei propri club perché la situazione attuale del calcio è a rischio default come tutti i settori imprenditoriali dell’economia. Devono intervenire le istituzioni del calcio per creare un modello che dia stabilità. Negli ultimi sette anni Milan, Inter e Juve hanno investito un miliardo di euro. Oggi è impossibile investire questi soldi. Questo va a discapito dei giovani e della competitività“.

I PRINCIPI –Questa azione, che forse è scoordinata, ha un principio di buona fede nel massimo rispetto dei tifosi del sistema. I principi che devono esser salvaguardati sono quelli della solidarietà, il rispetto della meritocrazia e il rispetto dei propri tifosi. Un club deve portar avanti dei valori lo sport è uno strumento di emulazione positivo soprattutto per i giovani. I fondi non centrano niente col progetto, le decisioni sono state prese dai club“.

ATTACCO DI CAIRO E DIMISSIONI –Non concepisco l’attacco violento di Urbano Cairo con la conseguenza di aver ricevuto minacce. Era meglio placare i toni, io sono una persona con principi morali, sono innamorato di questo sport e voglio fare il bene del calcio. Il consiglio federale è un’attività di servizio faticosa e lo faccio per tutelare le società. Avremo una riunione nella prossima settimana e io rimetterò il mandato. Se le società non lo vorranno farò un passo indietro. E inutile parlare di strumenti finanziari, parliamo anche di calcio“.

 

 

 

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Pietro Magnani

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