2 Gennaio 2014

Stankovic: “Moratti come un padre. La sua Inter mi ha insegnato anche a soffrire e ne vado orgoglioso”

Dejan Stankovic, un nome destinato a far perte della storia nerazzurra, non uno qualunque, si intende. Un campione che ha fatto letteralmente sognare tutti gli amanti del Calcio, quello vero, quello con la ‘C’ maiuscola! Il Drago, a giugno, ha salutato con le lacrime agli occhi San Siro ed oggi, ai microfoni di SkySport24, ha parlato della sua avventura più bella: “Moratti? Sono fiero di aver giocato per dieci anni nella sua Inter. Non so come avrei reagito alla notizia della cessione se fossi stato ancora un giocatore nerazzurro. Credo sia stato un presidente davvero unico, capace e umile soprattutto. Si è sempre comportato non come un capo ma come un amico e anche al di là del calcio. E’ stato un po’ un padre, per tutti noi. La prima volta che l’ho incontrato, ero arrivato a Milano da due settimane e avevamo perso con il Brescia, c’era tanta pressione. Pensavo fosse arrabbiato invece lui venne a tirarci su e lì ho capito quanto fosse unico. Posso solo dirgli grazie di avermi dato la possibilità di giocare nella sua squadra. Ora mi auguro che Thohir si avvicini a lui, ma sarà sicuramente difficile sostituirlo“. Tante le gioie indimenticabili, così come le sconfitte, quelle che restano dentro e sono impossibili da cancellare: “Rivivrei tutto, anche le sconfitte. La delusione maggiore con il Villareal: magari non avremmo vinto la Coppa, però stavamo bene, eravamo forti e potevamo giocarcela meglio. Poi una delusione fu anche l’eliminazione con lo United con José Mourinho: ci rendemmo conto che ci mancava un pezzettino per chiudere il mosaico. E l’anno dopo si è visto subito che il mercato era stato azzeccato“. “Con Mourinho affrontammo al meglio tutte e tre le competizioni. José negli ultimi 2-3 mesi in cui eravamo stanchissimi, cotti, c’erano infortunati e lui fece un capolavoro non sbagliando nemmeno una mossa, ha trovato equilibrio. In quel momento anche Moratti fu importante: ci fu vicino trasmettendoci tanta tranquillità, non facevamo tante riunioni, si chiacchierava di tutto, non solo di calcio“. Si conclude così, l’intervista di Dejan, con un brivido al cuore dedicato a tutti coloro che amano e ameranno il nerazzurro fino alla morte: “La cosa più bella dell’Inter è che mi ha insegnato a soffrire e in quel modo sa farlo solo un interista. Di questo sono orgoglioso, lo sarò sempre“.   Follow @BiancaRinaldi3