Stankovic: “Il Triplete non lo farà più nessuno. Guardavo la Champions e piangevo, su Moratti e Mourinho…”
L'ex centrocampista nerazzurro ricorda con emozione lo storico successo di 10 anni fa a MadridDejan Stankovic, uno dei tanti senatori di quell’Inter del Triplete che nel 2010 ha coronato un sogno inseguito per 45 anni. L’ex centrocampista nerazzurro si è concesso ai microfoni de La Repubblica a dieci anni di distanza dal trionfo in Champions League.
Ecco le sue parole: “Non lo farà più nessuno. Che ricordo ho del 22 maggio? La coppa sul piedistallo prima che Javier potesse alzarla al cielo. La guardavo e piangevo, dovevo distogliere lo sguardo, oppure singhiozzavo. Era troppo bella”.
I ricordi di quella notte: “L’abbraccio con Mourinho, non ci dicemmo nulla. José aveva parlato prima della partita e tanto bastava. Cosa ci disse? Che le finali sono fatte per essere vinte. ‘Entrate e vincete’, non aggiunse altro”.
La forza del gruppo: “Il Michael Jordan dell’Inter del Triplete. Venivamo da tutto il mondo, eravamo lì per un motivo. C’erano sette o otto capitani delle proprie nazionali. Personalità forti, avevamo un gruppo pesante. Lo avevamo dimostrato dopo la sconfitta contro il Catania, Mourinho era furioso. Lo ascoltammo in silenzio, parlammo fra noi. Nessuno alzò la voce, non sprecammo una parola. Tre giorni contro il Chelsea giocammo la partita perfetta. A unirci era un leader indiscusso in panchina e un papà buono in tribuna”.
L’addio di Mourinho: “L’avevamo capito ma non ci pensavamo. Eravamo presenti al momento come dice Michael Jordan in The Last Dance. Una storia meravigliosa”.
Su Moratti: “Nessuno ama una squadra come lui ama l’Inter. Quando ero all’Inter sentivo i giocatori dell’Inter parlare di lui. Pensavo fossero ruffiani e lecchini, quando l’ho conosciuto ho capito tutto”.
L’anno dopo il Triplete: “Moratti non volle venderci, un gesto nobile. Lo ricambiammo provando a vincere, anche se eravamo stanchi e distrutti. Nel 2011 ho fatto uno dei gol più belli della mia carriera, al volo da centrocampo contro lo Schalke 04. Non bastò”.
La squalifica contro il Barcellona: “Fu una sofferenza mostruosa, eccessiva. Sarei voluto entrare, menare, fare tutto. Dopo il gol di Piqué scesi negli spogliatoi, mi chiusi in bagno. Guardavo sull’orologio i secondi che non passavano mai, ero al pianto. Al boato del gol annullato a Krcic persi i sensi”.
Futuro da allenatore all’Inter: “Certo, è casa mia. E sono contento che Inter e Lazio siano lì su in classifica. Da Mourinho ho preso la determinazione, da Mancini il lavoro sul campo e Mihajlovic mi ha insegnato a non mollare”.
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