“Mi chiamo Evaristo, scusate se insisto”. In questa frase passata alla storia è riassunto tutto il Beccalossi calciatore, un giocatore dalla tecnica incommensurabile, sublime da vedere in campo, dedito al dribbling e alle serpentine.
Evaristo Beccalossi, classe 1956, oggi spegne 64 candeline; decenni prima della nascita dell’inno “Pazza Inter” ne riassumeva già perfettamente il testo: mai stato cinico, mai passato alla storia per la sua continuità, ma con le sue giocate geniali ha rappresentato l’Inter negli anni ’80, un periodo di profondo cambiamento sia calcistico che sociale.
Oltre alla Coppa Italia del 1981/82, Beccalossi ha messo la sua firma sulla storia nerazzurra con la conquista del dodicesimo scudetto, quello del 1979/80, con l’Inter in testa solitaria già dalla prima giornata, approfittando dei pareggi di tutte le altre compagini all’esordio. In quel campionato, l’ultimo vinto da una rosa completamente composta da calciatori italiani, il “Becca” regala magie a getto continuo, tra cui la doppietta con cui risolve un derby passato alla storia.
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