La narrazione del calcio è spietata: spesso vengono citati, celebrati e ricordati solamente i vincitori. Una logica che in parte diminuisce la bellezza e la complessità del gioco in sé. L’episodio odierno di Accadde Oggi è volto a raggirare questa tipologia di narrazione, volendo porre l’accento su quello che fu il percorso dell’Italia nei Mondiali del 1970. Un percorso glorioso stoppatosi solamente in finale contro il Brasile, da sempre simbolo di talento e vittoria. Per lo meno in ambito calcistico.
L’edizione di Messico ’70 sarà ricordata come l’ultima a presentare all’interno della denominazione ufficiale il richiamo a Jules Rimet, ideatore e fondatore della prima edizione del Mondiale nel 1930. Ma non solo: fu contestualmente anche il primo Mondiale in cui gli arbitri poterono formalmente sanzionare con i cartellini – gialli o rossi che fossero – i calciatori indisciplinati e la prima edizione che consentì alle squadre impegnate di ricorrere a due sostituzioni per gara. Un sentito arrivederci venne dato anche al pallone di cuoio color marrone favorendo l’introduzione dei più recenti palloni di colori e soprattutto materiali differenti.
L’Italia si affacciava alla competizione con una rosa ricca di campioni: c’erano giocatori del calibro di Gigi Riva, Sandrino Mazzola e Gianni Rivera. I risultati del girone – 1 vittoria e due pareggi – consentirono alla squadra allenata da Ferruccio Valcareggi – già campione d’Europa con gli Azzurri nell’edizione degli Europei del 1968 – di passare al turno successivo. Ai quarti l’ostacolo Messico venne superato brillantemente: nonostante lo svantaggio nei minuti iniziali la formazione italiana riuscì a ribaltare la situazione grazie ad un autogol avversario ma soprattutto alla prestazione di Gigi Riva, autore di una doppietta. Di Rivera il sigillo di garanzia che porta sul 4-1 il risultato finale. Impossibile non citare la partita del secolo, valida per le semifinali: l’Italia affronta la Germania Ovest e dopo una partita ricchissima di colpi di scena e di gol – finirà infatti 4-3 – strappa il biglietto per la finale.
Allo stadio Azteca l’atto finale. Italia e Brasile, due delle nazionali con più Coppe del Mondo in bacheca allora come oggi, si sfidano mettendo in campo due stili di gioco completamente opposti: alla preparazione tattica degli italiani è contrapposta la fantasia senza limiti dei verdeoro. Al mitologico gol di Pelé rispose un nerazzurro di nome Roberto Boninsegna, ma poi gli avversari si rivelarono semplicemente troppo forti. Gerson, Jairzinho e Carlos Alberto completarono l’opera e chiusero il match sul 4-1. A Fiumicino però la folla aspettò i propri beniamini per ringraziarli dello splendido sogno che avevano permesso di vivere. Un’estate da ricordare, nonostante la sconfitta in finale.
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