Se l’è portato via, a trent’anni, un melanoma: cominciamo da qui, perché la parte più conosciuta della storia dello sfortunatissimo Enrico Cucchi – che pure molti non conoscono – è appunto la fine, l’epilogo, la morte per un tumore alla pelle il 4 marzo 1996, due anni dopo il ritiro forzato proprio a causa della malattia. Era infatti il 1994 quando Cucchi, dopo aver concluso prematuramente un’annata al Ravenna, quella dello scoppio delle metastasi del suo melanoma, si ritirò dalle scene del mondo del calcio per tentare un’ultima disperata azione difensiva: la difesa della vita.
All’Inter Cucchi arrivò nel 1982, all’età di diciassette anni: e dopo le prime tre annate da comparsa, durante le quali giocò poco o nulla, dal 1985 entra nelle grazie di Castagner, Corso e – successivamente – Trapattoni e comincia a collezionare diverse presenze in campionato e nelle coppe. Nel 1987 lascia temporaneamente l’Inter per disputare due annate in prestito, all’Empoli e alla Fiorentina, per poi tornare in nerazzurro nella stagione 1989-1990 racimolando diverse presenze anche in quella seconda parentesi, e – soprattutto – arrivando a vincere la Supercoppa Italiana del 1989 contro la Sampdoria, unico trofeo vinto da calciatore.
Nel 1990 passa al Bari, e nel 1991 si opera a un neo della coscia sul quale i medici si dimostrano dubbiosi sin da subito: il timore è che possa trasformarsi in qualcosa di più grave. Il rischio, purtroppo per lui, si concreta: un giorno del 1994, a Ravenna, comincia ad avvertire fortissimi dolori ai muscoli adduttori. Il suo corpo è pieno di linfonodi e ghiandole maligne, la diagnosi è una sostanziale condanna a morte. Oggi, 56 anni fa, Enrico Cucchi nasceva a Savona: il suo ricordo di calciatore preciso, professionista sfortunato e personalità eclettica (studiava legge e sognava un futuro da agente o avvocato) rimane ancora nei cuori dei tifosi nerazzurri più accorti.
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