Due anni e mezzo o tre anni di buco non rovinano una carriera, ma lasciano un dilaniamento indelebile nel percorso di un calciatore: specie se questo buco – causa calvario di infortuni – arriva ad appena 23 anni d’età, specie se il calciatore rappresenta uno dei più grandi fenomeni del calcio mondiale. Il Fenomeno, anzi: Ronaldo Luis Nazario da Lima. Infortunatosi per la prima volta sul finire del 1999, il 12 aprile 2000 Ronaldo rientra dopo cinque mesi in una partita ufficiale: si tratta di Lazio–Inter, valida per la semifinale d’andata di Coppa Italia e terminata sul risultato di 2-1 in favore dei biancocelesti. Ma la gara che doveva essere quella della rinascita, per il brasiliano, si trasformerà ben presto in un nuovo incubo.
Al 58esimo minuto di quella sfida, infatti, Marcello Lippi, tecnico dell’Inter, decide di effettuare un doppio cambio, esaurendo così le sostituzioni a sua disposizione: e oltre al cambio Baggio–Zamorano, ecco il cambio Mutu-Ronaldo. Il brasiliano entra, ma al 65esimo minuto s’infortuna nuovamente: Ronaldo è costretto a uscire, lasciando l’Inter in dieci. Le diagnosi successive certificheranno la rottura del tendine rotuleo, oltreché la prosecuzione dell’incubo personale del calciatore, che tornerà se stesso solamente a partire dal Mondiale del Giappone–Corea del Sud del 2002, vinto dal Brasile nella stessa estate del passaggio di Ronaldo dall’Inter al Real Madrid.
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