Il 27 marzo 2010, Roma–Inter è uno spartiacque rispetto al futuro del campionato: l’Inter è capolista a quota 63, la Roma insegue a quota 59. Se l’Inter vincesse, si porterebbe a +7 con sette giornate ancora da disputare: una sconfitta nerazzurra, invece, riaprirebbe i giochi, portando i giallorossi ad appena -1 con le sette giornate che da formalità si sarebbero trasformate – per l’Inter – in una maratona infinita, essendo la squadra di Mourinho ancora in corsa sia in Coppa Italia che in Champions League. Come sia finita l’annata, in ogni caso, lo sappiamo tutti: così come tutti sappiamo quale sia stato l’invecchiamento dello slogan romanista del periodo (“nun succede, ma se succede…”), ma questo è già un passo avanti rispetto a Roma-Inter, al 27 marzo 2010, allo snodo fondamentale del torneo di Serie A.
Sì, perché la sfida dell’Olimpico è ancora tutta da giocare: e si apre, nel primo tempo, con il gol di Daniele De Rossi al 17esimo minuto, che porta la Roma sull’1-0. La strada si fa immediatamente in salita per la squadra di José Mourinho, che però nel secondo tempo trova il gol dell’1-1 con Diego Milito (66esimo minuto), guadagnandosi la possibilità di chiudere perlomeno la contesa sul risultato di parità, mantenendo le distanze in classifica con i giallorossi. Possibilità che tuttavia sfuma, perché al 73esimo minuto arriva il 2-1: ad andare in gol è Luca Toni, che porta il punteggio sul 2-1, con cui si chiuderà la gara. La Roma si porta a -1 dall’Inter, i tifosi giallorossi sperano: “Nun succede, ma se succede…”. Soluzione: non succederà.
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