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CHE FINE HA FATTO – Dennis Bergkamp, l’uomo che non volle spiccare il volo

Campioni, meteore, mancate promesse e tanto altro: la storia dell’Inter è ricca di profili che, in un modo o nell’altro, hanno lasciato la propria impronta. Ogni squadra ha il suo Pelé brasiliano, ma non è escluso che possa avere anche il Pelé portoghese. La rubrica “Che fine ha fatto?” di Passioneinter.com rivela qual è stato il destino di chi è riuscito a lasciare la sua traccia e di chi invece è passato inosservato. Oggi è il turno di Dennis Bergkamp.

Nato ad Amsterdam nel 1969, Bergkamp è uno degli attaccanti dal più alto coefficiente tecnico della sua generazione, che è riuscito ad entrare nell’immaginario collettivo degli amanti del calcio per delle giocate da capogiro che hanno fatto il giro del mondo a mezzo tv, anche se la sua esperienza interista non è stata all’altezza delle altre avventure in giro per l’Europa.

PRIMA DELL’INTER – L’arciere olandese muove i primi passi della sua carriera con l’Ajax, esordendo nel 1986 e mettendosi subito in luce in un momento d’oro per il calcio olandese; coi lancieri gioca 239 partite e mette a segno 122 gol, vince un campionato, una Coppa delle Coppe e una Coppa Uefa, mentre il suo nome inizia a fare il giro del vecchio continente. Nel 1992 termina terzo nella classifica del Pallone d’Oro, mentre l’anno successivo è addirittura secondo, dietro soltanto al divin codino Roberto Baggio. Sembra essere giunto il momento per il salto in Italia, vero campionato principe europeo agli inizi degli anni ’90, e insieme al connazionale Jonk viene acquistato dall’Inter di Pellegrini e Bagnoli, appena arrivata seconda in campionato da outsider.

ALL’INTER – Le due stagioni passate sulla sponda nerazzurra del Naviglio non saranno le migliori della sua carriera: la sua indole tecnica e il suo carattere a tratti timido non riescono a trovare radici e appigli in un campionato duro e ostico come quello italiano negli anni ’90. Presentato come un asso, Bergkamp mostrerà giocate deliziose alternate, però, con prestazioni deludenti, e metterà a segno soltanto 22 reti in due anni, anche se si toglierà lo sfizio di vincere, da capocannoniere e da assoluto protagonista, la Coppa Uefa 1993/94, ultimo trofeo dell’era Pellegrini, alzata al cielo l’11 maggio 1994 da capitan Bergomi.

DOPO L’INTER – Con l’arrivo di Moratti si assiste a un’autentica rivoluzione in casa Inter, e Bergkamp è uno degli uomini sulla lista dei partenti, anche a causa della scarsa continuità mostrata. Per la cifra di 19 miliardi di lire si accasa all’Arsenal dove rinasce letteralmente e diventa una colonna della squadra, aggiudicandosi addirittura il titolo di miglior calciatore della Premier League nel 1998. Giocherà coi Gunners 11 stagioni, vincerà tre volte la Premier, 4 volte la Coppa nazionale e 4 volte la Community Shield, lasciando letteralmente il segno. Si farà notare per una fantasia fuori dal comune e anche per una curiosità riguardante la sua paura di volare, che gli fece guadagnare il soprannome di “Olandese Non Volante“; la fobia, sviluppata fin dai tempi dell’Ajax, si trasforma negli anni di Londra in un vero e proprio rifiuto, tanto che la società si troverà costretta a cercare soluzioni estreme, come l’esenzione dalle trasferte più lunghe oppure l’aiuto dell’ipnosi.

CHE FINE HA FATTO – Non sarà un uomo del cielo ma sicuramente Bergkamp è un uomo di campo, al punto che, anche dopo il ritiro, la sua vita ha continuato a battere al ritmo del pallone: nel 2008 è diventato secondo di Van Basten all’Ajax, poi ha fatto anche la trafila di commissario tecnico e selezionatore per le nazionali giovanili olandesi, restando comunque aggrappato al mondo Ajax per quel che riguarda lo sviluppo delle seconde squadre. Dal 2019 è vice allenatore dell’Almere City.

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Alberto Brusadelli

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