Campioni, meteore, mancate promesse e tanto altro: la storia dell’Inter è ricca di profili che, in un modo o nell’altro, hanno lasciato la propria impronta. Ogni squadra ha il suo Pelé brasiliano, ma non è escluso che possa avere anche il Pelé portoghese. La rubrica “Che fine ha fatto?” di Passioneinter.com rivela qual è stato il destino di chi è riuscito a lasciare la sua traccia e di chi invece è passato inosservato. Oggi è il turno di Luigi Di Biagio.
PRIMA DELL’INTER – Lazio prima, Roma poi, Luigi Di Biagio ha un rapporto particolare con la capitale: con gli aquilotti cresce facendo la trafila delle giovanili e poi, dopo le esperienze con Monza e Foggia, in due lati opposti della capitale, è con i lupacchiotti che si consacra in Serie A a tutti gli effetti, conquistando il pass per la nazionale. Sembra una favola, per lui, la convocazione a Francia 98, ma si trasforma in uno dei più grandi rammarichi della sua carriera, con un’immagine rimasta immortalata da diversi fotografi dopo il rigore decisivo sbagliato contro i padroni di casa: Di Biagio è lì, a terra, con le mani al volto della disperazione, mentre alle sue spalle i transalpini iniziano a festeggiare.
ALL’INTER – Conquistata la nazionale arriva anche il momento dell’Internazionale: nell’estate del 1999 viene scelto come centrocampista in grado di fare le due fasi per la costruzione della nuova squadra nerazzurra, che nel frattempo è passata alla guida di Marcello Lippi; quella di Gigi con i milanesi sarà una storia d’amore lunga 4 anni e 163 partite, con ben 18 gol all’attivo. Unica pecca: nessun trofeo. In realtà ci va vicinissimo nel biennio di Cuper, quando però vede sfuggire sia scudetto che Champions League all’ultima curva. E pensare che in quell’infausto pomeriggio del 5 Maggio 2002 Di Biagio era anche riuscito a fare gol, quello del momentaneo 1-2 che poteva valere il titolo, prima del suicidio sportivo della ripresa.
DOPO L’INTER – La semifinale di Champions persa con il Milan segna anche la fine del suo interregno interista: si accasa al Brescia dove cambia ruolo, si sposta in difesa e vive una seconda giovinezza, giocando 88 partite in 3 anni e segnando 19 gol, divenendo uno dei più richiesti al fantacalcio. Passa all’Ascoli nella stagione 2006/07, la prima post calciopoli, vive il suo ultimo anno di Serie A e poi decide, dopo 548 partite e 74 reti con le squadre di club, di appendere le scarpe al chiodo.
CHE FINE HA FATTO – Il suo addio non è definitivo: l’ex centrocampista continua a vivere di calcio divenendo subito un allenatore e specializzandosi con il lavoro giovanile, tanto che nel 2011 viene scelto come selezionatore per la nazionale Under 20. Passano due anni e da selezionatore diventa allenatore, sostituendo Mangia alla guida dell’ e si conferma alla guida degli azzurrini per più di un lustro, togliendosi anche la soddisfazione di sedere sulla panchina della Nazionale Maggiore come Commissario Tecnico dopo il disastro del 2018, nell’attesa della scelta del nuovo corso, identificato in Roberto Mancini.
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