Campioni, meteore, mancate promesse e tanto altro: la storia dell’Inter è ricca di profili che, in un modo o nell’altro, hanno lasciato la propria impronta. Ogni squadra ha il suo Pelé brasiliano, ma non è escluso che possa avere anche il Pelé portoghese. La rubrica “Che fine ha fatto?” di Passioneinter.com rivela qual è stato il destino di chi è riuscito a lasciare la sua traccia e di chi invece è passato inosservato. Oggi è il turno di Giovanni Bia.
Nato a Parma il 24 ottobre del 1968, Bia inizia a dare da giovanissimo i primi calci a un pallone crescendo proprio nelle giovanili della squadra locale e specializzandosi nel ruolo di difensore; ma quel Parma, però, è ben lontano da essere quello squadrone che avrebbe incantato l’Italia negli anni ’90, e fa la spola tra Serie B e Serie C, all’epoca ancora divisa in due categorie la C1 e la C2.
PRIMA DELL’INTER – Proprio in C2 Bia si fa notare con la casacca del Perugia, vincendo il campionato nella stagione 1987/88 che vale il salto di categoria; successivamente altri due anni con la maglia del grifone e poi l’occasione della vita: il Parma, mai stato in A nella sua storia, da brutto anatroccolo si trasforma in un bellissimo cigno, accarezza finalmente la massima categoria e richiama anche Bia come difensore; per la squadra emiliana sarà un crescendo emozionale continuo che produrrà parecchi trofei, tra cui anche la Coppa Italia del 1992, che Bia può vantare a Palmares. Dopo un anno al Napoli promettente per il difensore si aprono le porte dell’Inter.
ALL’INTER – Estate 1994: la squadra nerazzurra, ancora in epoca Pellegrini, sembra non riuscire più a tenere il passo delle dirette concorrenti; il team nell’ultima stagione ha clamorosamente vinto una Coppa Uefa, la seconda della sua storia, ma ha anche rischiato la prima retrocessione della sua storia, evitata in extremis anche grazie al ritorno di Berti. Non sembra esserci più spazio per due grandi colonne come Walter Zenga e Riccardo Ferri, che si accasano entrambi a Genova con la Sampdoria, e Bia viene scelto per rinfoltire il settore difensivo nerazzurro che vive una sorta di rivoluzione. La sua esperienza all’Inter durerà solo un anno, un po’ per le promesse non mantenute e un po’ per l’arrivo del nuovo Presidente Massimo Moratti, che porterà una nuova ventata di ambizione in società e preferirà troncare i rapporti con molti degli italiani degli ultimi anni.
DOPO L’INTER – La chiusura dell’esperienza milanese non gli chiude le porte della Serie A: tre anni di Udinese, quella di Alberto Zaccheroni, dove riesce a mettere a segno anche otto reti, poi, dopo un passaggio al Brescia, altri tre anni di Bologna dove riesce a conquistare addirittura la Coppa Intertoto. L’arrivo del nuovo millennio equivale anche al ridimensionamento di cateogoria, con Bia che passa prima al Saint-Etienne, all’epoca militante in Ligue-2, e poi alla Reggiana in C1, prima della definitiva decisione di appendere gli scarpini al chiodo.
CHE FINE HA FATTO – Non smette però con il calcio, in quanto el 2012 ha fondato la Bia Soccer Agency, un’agenzia gestita completamente da lui con i suoi assistenti, tra cui il figlio Riccardo, e vanta più di 80 giocatori tra giovani e professionisti. Ma l’episodio per cui è passato alle cronache negli ultimi periodi riguarda una curiosa squalifica per doping: nel 2015 il suo nome appare in un’indagine antidoping che porta anche all’arresto di diverse persone; per lui soltanto una sanzione di 378 euro, ma anche una squalifica di due anni per essere stato iscritto all’epoca dei fatti alla Federgolf, anche se l’inchiesta nulla aveva a che vedere col “green”. Una sentenza però annullata nei giorni scorsi dalla Corte Nazionale di Appello Antidoping, rendendolo vittorioso dopo il ricorso presentato il 10 febbraio 2021: una spiacevole avventura chiusa nel modo migliore. Di tanto in tanto viene intervistato a mezzo social raccontando aneddoti delle sue esperienze in Serie A, soprattutto dell’annata trascorsa in Campania al Napoli.
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