Dimenticarlo è impossibile, né oggi, né domani. Il suo nome è scolpito con forza nella storia dell’Inter grazie a quello che è riuscito a fare sulla nostra panchina. José Mourinho rimane l’eroe di tutti i tifosi interisti e non può essere altrimenti: Scudetto, Coppa Italia e Champions League vinti in una sola stagione sono un qualcosa che resta impresso negli annali e nella mente di tutti gli sportivi. Perché quando Zanetti alza al cielo, il 22 maggio 2010, la Coppa dalle grandi orecchie, l’Inter diventa la prima squadra italiana a vincere tutte le competizioni possibili in una sola stagione, entrando di diritto nell’elite delle più grandi squadre di tutti i tempi. E ciò è stato possibile grazie al condottiero portoghese che sedeva su quella panchina, che difendeva i colori nerazzurri contro tutto e tutti e che creò una squadra di uomini veri e leali, prima che calciatori.
Oggi, lo Special One, compie 60 anni. Nato il 26 gennaio 1963 a Setúbal, in Portogallo, muove i primi passi da allenatore nel 1987, dopo una non esaltante carriere da giocatore. Cresce e impara i segreti del mestiere a Barcellona e Benfica, approdando poi al Porto dove vincerà, nel giro di tre stagioni, due campionati portoghesi, una Coppa di Portogallo, una Supercoppa e la sua prima – storica – Champions League nel 2004. Da lì il suo nome inizia a girare l’Europa e ad accaparrarselo è il Chelsea. A Londra Mourinho vince la Premier League nelle sue prime due stagioni (la terza arriverà con il suo ritorno nel 2014) e diverse Coppe Nazionali. La sua personalità magnetica attrae su di sé gli sguardi di giornalisti e presidenti di club che vedono in lui una figura che sembra non aver mai paura di dire quello che pensa, giustificando le parole con i risultati sul prato verde.
Nel 2008 Moratti lo porta a Milano. È qui che Josè da una svolta concreta alla sua carriera, uno spartiacque con il passato. Crea una squadra capace di vincere tutto nel giro di due anni e che conquista il cuore dei tifosi, unendo i risultati ottenuti sul campo con una nuova espressione comunicativa davanti ai microfoni. Un modo, questo, per attrarre spesso su di sé le attenzioni dei media e lasciare la squadra libera dalle pressioni. Dallo storico “Io non sono pirla”, passando per i “Zero Tituli” e i gesto delle manette in Inter-Sampdoria, arrivando infine all’iconica conferenza stampa dove denunciò la prostituzione intellettuale ai danni dell’Inter, Mou ha sempre messo la faccia per difendere i colori nerazzurri e ha vinto tutto quello che si poteva. Il brusco addio dopo la finale di Madrid non è stato digerito da tutti, ma è forse stato l’epilogo più corretto dopo due anni d’amore incondizionato. “Il meglio in carriera l’ho dato dove mi sono sentito a casa”, disse in un’intervista. Con l’Inter il suo score recita 108 partite, 67 vittorie, 26 pareggi e 15 sconfitte.
La carriera di Mourinho è proseguita poi al Real Madrid, con il ritorno al Chelsea, l’esperienza al Manchester United e al Tottenham, prima del clamoroso ritorno in Italia sancito nell’estate 2021 con il passaggio alla Roma. Alla prima stagione in giallorosso, come d’abitudine in carriera, il portoghese riesce subito a centrare il suo primo titolo nella Capitale, conquistando la Conference League e riportando il club a vincere un trofeo a 14 anni di distanza dall’ultima volta. Insomma, ovunque è andato ha vinto, entrando di diritto nel gotha degli allenatori più vincenti e forti della storia del calcio.
Tanti auguri, Josè.
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