Juventus-Inter 1-3: la magica vittoria allo Stadium, l’inizio della fine per Strama
Da quel momento in poi la spirale negativa che condusse al nono postoJuventus–Inter 1-3 del 3 novembre 2012 è una di quelle partite da antologia che non si esaurisce col fischio finale dell’arbitro, ma che anzi, lascia strascichi destinati ad andare avanti per anni, forse per decenni: e non è un’esagerazione. Per dire, se su un sito come questo ci si continua ancora a occupare, talvolta, di Andrea Stramaccioni (un tecnico che con l’Inter fece comunque un’annata disastrosa, terminando al nono posto), è anche e soprattutto in virtù di quella vittoria; se di quella vittoria se ne parla ancora oggi è perché l’Inter fu la prima squadra a espugnare l’allora Juventus Stadium dal momento della sua inaugurazione, dopo oltre un anno di imbattibilità interna dei bianconeri.
Tra l’altro, nota: tra il 3 novembre 2012 e il 3 novembre 2020 è successo che buona parte di quella Juventus sia confluita nell’Inter. L’allenatore bianconero di allora, Antonio Conte. Il direttore generale juventino di allora, Giuseppe Marotta, che è tutt’ora l’amministratore delegato interista. Il calciatore della Juventus in fuorigioco (non ravvisato) sul gol bianconero segnato al primo minuto, Kwadwo Asamoah, nel 2018 avrebbe lasciato Torino per accasarsi proprio all’Inter. Il calciatore che nella stessa azione segnò il gol dell’1-0, Arturo Vidal, oggi è un centrocampista dell’Inter.
La cronaca di quella serata fila via liscia a memoria, non c’è bisogno di consultare i tabellini: Marotta che nel prepartita parla della “spensieratezza” tattica di Stramaccioni nel presentare l’Inter a Torino schierata col 3-4-3; l’1-0 per la Juventus con Vidal al primo minuto, con annesse proteste per il fuorigioco di Asamoah; la rimonta dell’Inter nel secondo tempo, prima col rigore di Milito e poi con l’1-2 sempre del Principe, e infine l’1-3 di Palacio al novantesimo, la mazzata finale a uno stadio incredulo. Stramaccioni che si prende le sue rivincite nelle interviste del post-partita e poi, da lì, la fine delle magie, per un’Inter che, nel corso del campionato, si sarebbe progressivamente ri-normalizzata, sino a diventare una squadra normale, molto normale, troppo normale, sino a rasentare – e a superare – la mediocrità.