TE LA RICORDI? – Da Mission Impossible a Scontro tra Titani: 5 film per raccontare Inter-Barcellona 2010
La vittoria epica della squadra di Mourinho contro i Marziani di Guardiola rivissuta in 5 pellicole d'autoreI Marziani che vengono battuti, Davide che vince contro Golia, l’impossibile che diventa possibile: a quasi 10 anni di distanza la sfida tra l’Inter di Mourinho contro il Barcellona di Guardiola, disputata in quella calda primavera del 2010, ha assunto sempre più toni trionfalistici e mitici; la vittoria per 3-1 della squadra nerazzurra contro una delle formazioni catalane più forti della storia ha evaso il piano della narrazione pura per invadere quello dei miti e delle leggende, non solo per il risultato finale ma anche per il modo in cui il team del portoghese interpretò la sfida, curata nei minimi dettagli. Con l’ausilio di 5 film d’autore riviviamo Inter-Barcellona, semifinale di Champions League 2009/10.
MISSION IMPOSSIBLE
Anno del signore 2010: dal 2006 l’Inter domina la scena nazionale ma in campionato sta vivendo un’agguerrita battaglia con la Roma di Claudio Ranieri, subentrato a stagione in corso a Luciano Spalletti. Anche il Barcellona vive uno dei momenti più aurei della sua storia: dopo i due campionati vinti dal Real Madrid, prima con Capello e poi con Schuster, il club catalano ha affidato la panchina all’esordiente Pep Guardiola che, alla prima stagione da allenatore, conquista il primo Triplete della storia del calcio spagnolo, vincendo la Champions League nella finale dell’Olimpico con le reti di Samuel Eto’o e Lionel Messi. Se il giovane argentino è diventato il simbolo di una squadra solida e vincente, l’attaccante camerunense non trova il giusto feeling col tecnico e finisce per accasarsi proprio all’Inter, in una operazione megagalattica che ha coinvolto anche Zlatan Ibrahimovic. Quello che arriva a San Siro è un Barcellona che ha già battuto agevolmente i nerazzurri nel girone eliminatorio e la sfida, per gli interisti, sembra una vera e propria Mission Impossible.
SCONTRO TRA TITANI
Quando i 22 calciatori scelti titolari entrano in campo a San Siro più che una partita sembra uno scontro tra Titani: il Barcellona è campione d’Europa e del Mondo in carica, l’Inter dei 4 scudetti consecutivi (che sarebbero poi diventati 5) ha trovato nel 4-2-3-1 il vestito ideale per poter finalmente sconfinare dal dominio italiano e approcciarsi all’Europa che conta. A passare in vantaggio sono prima i blaugrana con Pedro, ma a ricamare l’azione è un’altra vecchia conoscenza dei tifosi nerazzurri, ovvero quel Maxwell che tanto bene aveva fatto sulla fascia sinistra negli anni manciniani, conquistando con la maglia nerazzurra tre scudetti da assoluto protagonista.
FIGHT CLUB
Prima regola del Josè Mourinho Fight Club: “Seguiamo un sogno, non un’ossessione”. Con questo comandamento scolpito nel cuore e nella testa il Vate di Setubal ha sedotto i suoi uomini e sa che il gol dello 0-1 non può scomporre l’11 titolare scelto per affrontare i Marziani. L’Inter infatti non accusa il colpo e continua a produrre il gioco che sa, sfiora la rete più volte, specialmente con Diego Milito, e poi pareggia con Wesley Sneijder, considerato uno scarto dal Real Madrid che se ne è liberato troppo in fretta e che, con la maglia numero 10 dell’Inter, ha fatto le spalle grandi ed è pronto a prendersi lo scettro di miglior centrocampista d’Europa.
FUGA PER LA VITTORIA
Non è solo una ma sono ben due le fughe di Goran Pandev che portano poi alla vittoria interista: la prima il calciatore macedone la effettua a Gennaio, riuscendo a trovare il modo di farsi svincolare dalla Lazio di Lotito per andare a rinfoltire la rosa dell’Inter, squadra con cui era cresciuto e aveva già conquistato il campionato Primavera. La seconda la mette in scena nella ripresa di Inter-Barcellona, quando con il suo guizzo spacca letteralmente in due il Barcellona, crea la superiorità nerazzurra e dà il via al gol del 2-1: pallone allargato per Milito, filtrante sapiente per l’accorrente Maicon, una locomotiva lanciata a velocità supersonica sulla fascia destra, tocco beffardo ad anticipare Valdes e esultanza vibrante in un San Siro in visibilio. Per la prima volta in due anni le certezze di Guardiola iniziano pericolosamente a vacillare.
SCALA AL PARADISO
Gol di Sneijder e di Maicon, ma chi ha vissuto appieno la primavera nerazzurra del 2010 sa che manca ancora una firma d’eccezione, ovvero quella di Diego Milito, l’uomo giusto al momento giusto. L’autografo del Principe del Bernal arriva di testa, quando l’Inter riesce ancora una volta a essere estremamente pratica nel pressing alto agli uomini del Tiki-Taka: il numero 22 scrive il suo nome sul tabellino e corre sotto la curva, ma l’azione del gol inizia col recupero del possesso da parte di Thiago Motta, anche lui, come Eto’o, ex blaugrana e voglioso di dimostrare i passi fatti in avanti ai suoi ex compagni. Sarà proprio lui a dover lasciare il campo al ritorno per un’espulsione ingiusta, con Busquets che da terra spia attraverso le dita. Ma poco importa perché se si insegue un sogno, non un’ossessione, tutto è possibile: si può battere Golia e centomila catalani, si può scrivere la Storia e conquistare l’Europa, si può scalare, a 45 anni dall’ultima volta, la Scala che porta al Paradiso calcistico, dove per sempre dimorerà, nel cuore e nei ricordi, la squadra con la casacca nerazzurra del 2010. Che dal 22 Maggio passerà alla storia come “L’Inter del Triplete“. E niente e nessuno, nemmeno lo scorrere inesorabile del tempo, potrà cancellarlo.
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