9 Novembre 2019

TE LA RICORDI? – Inter-Verona, quando Palacio divenne “Paracio”

In una veste inedita El Trenza riuscì a farsi amare ancora di più dai cuori nerazzurri

Nessun trofeo vinto con la casacca nerazzurra per Rodrigo Palacio, in arte El Trenza per via del suo strano codino, eppure l’attaccante argentino è riuscito lo stesso a ritagliarsi uno spazio importante nei cuori dei tifosi nerazzurri che per lui nutrono ancora profondo affetto.

MALEDETTO MUNDIAL – Un appeal dovuto allo spirito di sacrificio del calciatore, mai domo, pronto a lottare fino alla fine: per ben due stagioni, prima del mondiale brasiliano perso in finale, Palacio ha cantato e portato la croce, messo a segno 41 reti complessive tra campionato e coppe, fatto reparto quasi sempre da solo, sia nel pressing che nella profondità, ricevendo gli apprezzamenti di Stramaccioni prima e Mazzarri poi. Un trend che è stato rotto, purtroppo, dopo la spedizione argentina ai mondiali 2014, perché i problemi fisici derivanti da quella competizione hanno frenato maledettamente la carriera nerazzurra di Palacio, conclusasi poi tre anni più tardi con un complessivo di 58 reti realizzate in 169 gare disputate.

QUELLA SERA CHE FU “PARACIO” – Nelle prime due stagioni, però, Palacio mostrò il meglio di sé, divenendo un vero e proprio jolly, capace di giocare a destra, a sinistra, al centro e, addirittura, in porta. In Coppa Italia 2012/13, infatti, l’Inter si trovò ad affrontare a San Siro l’Hellas Verona, all’epoca militante in Serie B. Ottavo di finale sulla carta agevole per la compagine nerazzurra, che portò a casa la qualificazione con il classico scarto, 2-0, grazie alle reti di Antonio Cassano e Fredy Guarin. Una gara senza grossi patemi, almeno fino agli ultimi dieci minuti, quando con le tre sostituzioni già effettuate il portiere nerazzurro Luca Castellazzi fu costretto a dare forfait, lasciando la porta nerazzurra nelle mani proprio di Rodrigo Palacio, che non si impaurì nell’indossare una maglia due taglie più grandi e un paio di guantoni enormi e si fiondò sulla linea di porta.

SICUREZZA E MIRACOLI – Dall’80’ al 95′, dunque, Palacio si trasformò in “Paracio”; l’attaccante versione estremo difensore si mise in mostra con ben due interventi, il primo in estrema sicurezza sulla conclusione aerea ma non angolata di Bacinovic, mentre il secondo molto più difficile, con un vero e proprio colpo di reni, sul colpo di testa di Carrozza. “Lo avevo già fatto da piccolo” – affermò nelle interviste post partita – “Prima avevo sbagliato due gol che potevano darci ancora più tranquillità, ma alla fine mi è riuscito una parata importante”. Un esempio, forse un tantinello estremo, di come un attaccante riesca a rendersi utile anche quando la rete sembra non arrivare.

 

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