In attesa di trovare una nuova sistemazione in panchina, di certo non sono mancate negli ultimi tempi le offerte recapitate ad Andrea Stramaccioni soprattutto a livello internazionale. Per via della complicata situazione sanitaria che stiamo vivendo, però, l’ex allenatore dell’Inter non se l’è proprio sentita di dover lasciare la famiglia per andare dall’altra parte del mondo, ma continua a dare priorità all’Italia. Intervenuto ai microfoni di Radio Deejay il tecnico romano è tornato pure sul suo passato, raccontando ad esempio l’esperienza vissuta sulla panchina nerazzurra. Le sue parole:
FUTURO – “Paradossalmente in questi sei anni mi si è aperto un mercato che non avrei mai immaginato a livello internazionale. Ovvio che l’Italia resta nel mio cuore ed è una priorità. Ma in questo momento storico non è facile chiudere le valigie, lasciare la famiglia e andare dall’altra parte del mondo”.
INTER – “Se ero già pronto? Sicuramente oggi sono cresciuto tantissimo, ma l’Inter è l’Inter, una delle società più importanti e complicate del mondo. Dove anche tecnici più importanti di me hanno avuto difficoltà, ma sono orgoglioso di quello che ho fatto. Non so se ero pronto o meno, ma ci sono opportunità in cui devi dare il massimo. A volte fanno dei paragoni con Pirlo, ma io non avevo giocato mai mentre lui è un campione del mondo”.
SERIE A – “Io credo che in Italia ci siano allenatori di altissimo livello. Anche se il livello del campionato non è il migliore, ma dal punto di vista tattico siamo molto preparati. Anche contro il Crotone o lo Spezia devi farti trovare preparato. Guardate Fonseca, inizia a giocare come faceva allo Shakhtar e faceva fatica, oggi ha cambiato ed è un allenatore diverso. Cito anche Conte, per me ha portato la difesa a tre in Inghilterra, prima erano diffidenti e non la capivano, oggi ci sono tantissime squadre in Premier che giocano a tre. Accettare l’uno contro uno è in futuro, perché lasci un uomo in più in avanti”.
HASENHUTTL – “Il suo pianto dopo la vittoria col Liverpool? Io capisco perfettamente e condivido che non sia stata una grande immagine in pubblico per la società, perché l’allenatore dev’essere un leader e manager. Ma posso capire cosa ha provato quell’allenatore”.
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