CorSera – Viaggio nel mondo di Zhang. Suning? No, ecco a chi appartengono le quote dell’Inter
L'inserto di Economia de Il Corriere della Sera ha approfondito il mondo relativo al colosso cinese che detiene le quote di maggioranza dell'InterQuando si parla di Inter, la mente vola immediatamente al Suning Commerse Group, colosso cinese che da un anno e mezzo ha acquistato le quote di maggioranza del club di Corso Vittorio Emanuele.
Secondo quanto rivelato da un approfondimento realizzato dall’inserto di Economia de Il Corriere della Sera, il gigante dell’elettronica quotato alla Borsa di Shenzhen non ha mai comprato, direttamente o indirettamente, alcuna azione dell’Inter. Da un anno e mezzo la proprietà dell’Inter viene costantemente associata (dagli stessi cinesi e dirigenti del club) alla Suning Commerce Group, come se la società milanese fosse una controllata del gigante del commercio di materiale elettronico (19 miliardi di euro di ricavi pressoché tutti in Cina), quotato alla Borsa di Shenzhen e con principali soci Zhang, alcuni manager e Alibaba di JackMa. Non è così per il semplice fatto che l’Inter fa capo a Zhang attraverso la cassaforte Suning Holdings Group, con l’appoggio azionario, secondo alcune fonti, di alcuni suoi fedelissimi riuniti nella Suning Appliance Group. In sostanza l’Inter appartiene ad una parrocchia autonoma e ben distinta rispetto alla quotata Suning Commerce – a differenza dello Jiangsu che invece ne fa parte – anche se la diocesi è la stessa, con mister Z. vescovo. Ed è per questo – continua il supplemento de Il Corriere della Sera – che Kangyang (Steven) Zhang, giovane di 26 anni senza esperienza, ma molto in gamba e figlio del “vescovo”, ha ricevuto dall’Inter ampie deleghe operative anche per la compravendita di calciatori fino a 40 milioni di euro.
I nerazzurri sono in mano a un uomo cui Forbes attribuisce oggi 5,7 miliardi di dollari di patrimonio personale e le cui aziende fatturano quanto l’Eni e dieci volte la Fininvest: 54 miliardi di euro, secondo posto tra i gruppi privati in Cina. Lo dice la classifica (con timbro del Partito) della Federazione cinese dell’industria. Bisogna fidarsi però, perché non è chiaro da dove arrivi quell’Everest di ricavi conclude il giornalista de Il Corriere della Sera.
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