12 Giugno 2013

Tanti auguri Principe!

Mentre lavora per rimettersi dal brutto infortunio rimediato qualche mese fa, Diego Milito trova anche il tempo di rilasciare delle interviste. Molto particolare quella apparsa oggi sul sito ufficiale della UEFA, dove il Principe ripercorre tutta la sua carriera nel giorno del suo 34esimo compleanno.

Ho sempre avuto il calcio nel sangue: mio nonno e mio padre amavano tantissimo questo sport, anche se nessuno era calciatore professionista in famiglia. Io e mio fratello però siamo cresciuti in quest’ambiente dove il calcio si adorava e respirava fin dalla culla. Io ho iniziato a giocare a 5 anni, in un club vicino a casa mia, poi sono passato all’Academy del Racing Avellaneda. Lì ho fatto prima le giovanili e poi sono passato in prima squadra“, racconta Milito.

Il mio eroe? Beh, come ogni argentino non posso non rispondere Maradona, soprattutto per tutto quel che ha fatto con la maglia della Seleccion albiceleste. A me in particolare, però, piaceva tantissimo Enzo Francescoli: un piacere vederlo giocare, mi sono sempre rispecchiato in lui. Il calcio in Spagna e in Italia? E’ molto diverso, perché in Italia è un po’ come in Argentina, c’è una grandissima passione, il calcio è vissuto in maniera viscerale mentre in Spagna sono tutti più calmi. Mi piace la Spagna ma io mi identifico molto di più col calcio che si vive qui in Italia, dove la testa conta tantissimo per reggere alle aspettative e alla pressione: l’aspetto psicologico è davvero fondamentale per vincere” sostiene il Principe.

Sugli avversari più difficili da affrontare Diego non ha dubbi: “Mio fratello Gabriel, mi conosce troppo bene. Tra gli altri invece direi Chiellini, davvero ostico da superare. Il più grande di adesso? Lionel Messi, per forza. Può decidere la partita in qualsiasi momento, è davvero straordinario. Io ci ho giocato sia assieme sia contro, essere in campo con lui ogni weekend dev’essere fantastico. So bene cosa è in grado di fare“.

Milito chiude con un consiglio alle giovani generazioni: “La cosa più importante è divertirsi. Quando si è giovani bisogna semplicemente amare questo sport. Non bisogna imporsi strani obiettivi, voler fare i soldi o raggiungere per forza la Serie A: prima ci si diverte poi arriva il resto, a poco a poco. Proprio come mi hanno insegnato i miei genitori, che non mi hanno mai messo pressioni“.