TE LA RICORDI? – Inter-Milan 2007: lo sguardo di Ibra, i fischietti per Ronaldo e Provvidenza Cruz
Rincorse, sorpassi, amori, cuori infranti, ex che ritornano, vendette, sguardi penetranti: quello del marzo 2007 è il derby thriller per antonomasiaOgni derby ha una storia e ogni derby è unico nel suo genere, ma quello del 2007, per il contesto storico e per le pedine tirate in ballo, è probabilmente il più romanzesco dell’ultracentenaria storia delle stracittadine milanesi.
Rincorse, sorpassi, amori, cuori infranti, ex che ritornano, vendette, sguardi penetranti: San Siro quel giorno fu teatro di un thriller ben congegnato.
IL VENTO SOFFIA – Nella stagione 2005/06 l’Inter, allenata da Roberto Mancini, torna a vincere un derby dopo quattro anni di sofferenze, sia in Italia che in Europa. La squadra del Mancio, con lo scudetto sul petto, si impone sugli uomini di Carlo Ancelotti anche all’andata del 2006/07 e inizia la fuga. In Europa, però, il Milan riesce a superare il turno di Champions contro il Celtic, mentre l’Inter, con due pareggi, viene eliminata dal Valencia. Il derby dell’11 marzo arriva proprio dopo l’addio europeo dei nerazzurri; il Milan è addirittura staccato di 30 punti dal carrarmato manciniano ma, forte della qualificazione, vuole mostrare tutte le qualità nel turno secco
STRANI AMORI – Ma il derby dell’11 marzo è anche una questione di strani amori intrecciati: Ibrahimovic era a un passo dal Milan nell’estate del 2006 ma poi, con una manovra notturna di Moratti e Branca, avallati dal tecnico, si era ritrovato sull’altra sponda del Naviglio. I rossoneri si erano consolati a gennaio quando erano riusciti a strappare al Real Madrid addirittura Ronaldo. Si, quel Ronaldo, l’amore incondizionato di intere generazioni di interisti, aveva scelto il Milan, infrangendo il cuore dei suoi ex tifosi. I tifosi nerazzurri, dal canto loro, avevano risposto mandando sold out ogni genere di fischietto, proprio per riservare i peggiori omaggi al loro idolo di un tempo. Strani amori quelli calcistici.
MALEDETTO EX – Ronaldo entra in campo per la prima volta contro la sua ex squadra con i fischi della Curva Nord; nonostante l’inerzia sembri nerazzurra il Fenomeno fa ricordare allo stadio la sua classe, addomestica un pallone e di sinistro scaglia un tiro velenoso, non potentissimo da preciso al millimetro, su cui Julio Cesar non può nulla, mandando in visibilio la frangia rossonera di San Siro.
LO SGUARDO DI ZLATAN – Guai a svegliare il gigante che dorme. Al rientro in campo Ibrahimovic è carico e concentrato; prima del fischio di inizio guarda Ronaldo che, accorgendosi di essere fissato, sembra vacillare. Sono gli occhi della sfida quelli del numero 8 nerazzurro. Sono anche gli occhi dell’incredulità e, nemmeno a farlo apposta, dell’amore, ancora quel benedetto e maledetto amore: negli anni della gioventù Ronaldo è stato l’idolo incontrastato dell’attaccante svedese, il punto di riferimento, e Zlatan quasi non riesce a credere di essere così vicino e allo stesso tempo così lontano alla sua stella, al suo modello. L’Inter continua a produrre gioco ma non riesce a trovare la via del gol, finché non entra in campo un uomo chiamato provvidenza.
DOLCE E AMARO GIARDINIERE – Mancini inserisce Julio Ricardo Cruz, el Jardineiro, che in soli 17 secondi rimette in equilibrio il match, correggendo in rete un pallone smanacciato da Dida. Poi ruba la sfera e serve a Ibra, proprio lui, il gigante venuto dalla Svezia, la dolce palla del 2-1. Dolce come la vittoria in un pomeriggio milanese, dolce come le vendette d’amore. Amara come l’addio di Ronaldo, amara come il suo ritorno in Italia con altri colori. Dolce come il vino buono. Amara per chi si sente a 33 punti di distanza. Dolce per chi sente, finalmente, dopo anni di attese, che il momento giusto, quello dello scudetto, sta finalmente arrivando.