26 Gennaio 2015

Thohir: “Dobbiamo puntare in alto, l’impegno sarà massimo”

Erick Thohir, prima di giungere in Italia, ha rilasciato un intervista al portale goal.com e ha trattato numerosi argomenti: gli obiettivi a breve e lungo termine, il mercato in entrata e in uscita, la questione stadio e ha fatto chiarezza sulla situazione finanziaria che riguarda la società nerazzurra. Queste le sue parole, riportate da inter.it:

È l’Europa League l’obiettivo principale dell’Inter in questa stagione? “L’Europa League è una competizione dura ma noi vogliamo andare avanti il più possibile: affronteremo il Celtic Glasgow, vogliamo vincere, passare il turno e sperare di arrivare in fondo. Per essere i migliori dobbiamo fare del nostro meglio. L’ingaggio di Roberto Mancini ci aiuta in questo obiettivo perché ha esperienza e con lui vogliamo andare anche in Champions League. Abbiamo anche migliorato la squadra con nuovi giocatori. Vogliamo fare sempre del nostro meglio. Non so che risultati riusciremo a raggiungere ma ci impegneremo al massimo”.

Secondo alcuni rumors, una mancata qualificazione alla prossima Champions League impatterebbe sulle finanze del club. “Interessante che ci si faccia un’opinione su dei rumors! (sorride, ndr). Ricordiamoci che l’Inter è uno dei migliori brand calcistici al mondo. Spero che possa il prima possibile entrare nella top ten mondiale in termini di ricavi. Il nostro giro d’affari senza la Champions League può raggiungere i 180-200 milioni di euro. Con la Champions ovviamente aumenterebbe, ma non andarci non sarebbe comunque un problema per l’Inter. Tuttavia, visto che siamo un marchio importante nell’industria del pallone e abbiamo un grandissimo numero di tifosi, dobbiamo puntare in alto. Non è Inter se chiudiamo al nono o al decimo posto. Champions League o Europa League sono i nostri obiettivi”.

Si può parlare di problemi finanziari per l’Inter in questa stagione? “Molta gente ha tanta confusione in testa per quel che riguarda le regole del Fair Play Finanziario (FFP). Tutti i club europei devono seguire queste regole. È un po’ come il salary cap negli USA ma con un funzionamento diverso. Questo è il modo in cui la UEFA si assicura che l’industria del calcio proceda secondo i piani, per evitare che club apparentemente in salute poi vadano in bancarotta. Il FFP impone ai club di spendere i soldi in maniera oculata a seconda degli introiti. E la stessa cosa è successa all’Inter, credo che non ci possano essere scorciatoie quando si costruisce una squadra, tuttavia dobbiamo avere un progetto a lungo termine. Quando si ingaggiano dei giocatori, dobbiamo assicurarci di prendere dei calciatori che abbiano i giusti requisiti per la squadra”.

L’Inter cercherà un accordo di sponsorizzazione importante nel prossimo futuro così come hanno fatto Manchester United e PSG? “È nei nostri piani, ecco perché abbiamo ingaggiato le migliori persone per occuparsene. Abbiamo voluto alcuni dei migliori dirigenti del Manchester United: Michael Bolingbroke come Amministratore Delegato, James White come Chief Digital Revenue, David Garth come Chief Stadium Revenue, oltre a Claire Lewis dalla Apple come direttore marketing e Dan Chard da AEG, uno dei migliori gruppi per l’intrattenimento. Questo dimostra che ci focalizziamo anche sull’aspetto imprenditoriale oltre che su quello sportivo. Abbiamo un grande allenatore come Roberto Mancini, allora perché non reclutare anche un grande Amministratore Delegato? Lo abbiamo fatto! È come per le due facce di una stessa moneta, ci dev’essere un equilibrio tra lo staff tecnico e la dirigenza. Se il Manchester United non riesce a entrare in Champions League, per loro può anche non essere un problema. A livello finanziario sono comunque messi bene, ecco perché continuano a ingaggiare giocatori importanti. Giocare in Champions League porta loro 50 milioni di euro di introiti, non 500. Per grandi club come Barcellona, Real Madrid e Manchester United, 50 milioni sono solo il 10 percento degli introiti totali. Quindi, non ci sono problemi se non riescono a qualificarsi per la Champions League. Ma a livello di immagine e calcistico, cosa succede se grandi squadre come il Manchester United o l’Inter non giocano in Champions League? I grandi giocatori ci penseranno due volte prima di firmare un contratto con squadre da decimo, nono o settimo posto in campionato”.

E per quanto riguarda il progetto stadio? Crede che possa essere d’aiuto dal punto di vista finanziario? “San Siro è uno dei migliori stadi al mondo, viene subito in mente a chiunque. Anche se non è detto che non ci possano essere altre location a Milano. Vedremo. Vogliamo sicuramente uno stadio per noi, ma abbiamo ancora un accordo con il Milan e il Comune. Dobbiamo coordinarci con il club rossonero su questo argomento. Volete rimanere o andare via? Se volete andarvene, quando? Così possiamo prepararci. Avere il nostro stadio ci darà molti vantaggi, potremo gestire la nostra struttura, i botteghini e le sponsorizzazioni. Potremo costruire un bel museo, migliorare i posti a sedere, la vendita dei biglietti e fare branding per le sponsorizzazioni. Allo stato attuale è difficile. Il Milan ha Fly Emirates come sponsor mentre noi abbiamo Pirelli e non possiamo usare il nostro sponsor in maniera permanente allo stadio perché comunque condividiamo quel terreno con loro. Colori diversi, rosso e blu. Rispettiamo i rapporti e gli accordi, ma dobbiamo superare questa situazione, qualunque sia la decisione”.

Ci dica qualcosa in più sulla posizione dello stadio? “Potrebbe essere a San Siro o da qualche altra parte. Abbiamo sentito più volte annunci che il Milan è intenzionato a lasciare San Siro e costruire un nuovo stadio. Ok, allora aspetteremo questo. Se dicessero di andare via entro i prossimi cinque anni, allora avremo la possibilità di organizzarci”.

Con l’ingaggio di Mancini, quali sono gli obiettivi che ha fissato per lui? L’allenatore ha l’ultima parola sui trasferimenti? “Lo abbiamo ingaggiato per diversi anni, vogliamo creare stabilità per la squadra. Come ho già detto, costruire una squadra non è una cosa che si fa in uno o due anni, ci vuole più tempo, ecco perché abbiamo bisogno di Roberto Mancini. Lui condivide il nostro modo di vedere le cose e vuole migliorare la squadra. Tuttavia, per il mercato trasferimenti, non dimentichiamoci che dobbiamo rispettare il Fair Play Finanziario. E per quanto riguarda le decisioni, ingaggiare giocatori è un processo collettivo: io non prendo decisioni da solo, così come non lo fa Mancini. Ci parliamo per decidere cos’è meglio per l’Inter, con anche il supporto di dati e numeri, non sulla scia dell’emozione”.

La posizione di Mancini potrebbe essere rivista se non dovesse centrare gli obiettivi? “Come ho detto, lo abbiamo ingaggiato per diversi anni. Siamo convinti che farà bene, non è una figura nuova per l’Inter e il calcio italiano. Ha allenato club stranieri e ha una visione universale, è un allenatore esperto, ecco perché abbiamo preso questa decisione. A volte i risultati in campo costringono a fare delle scelte difficili: per esempio quella su Mazzarri. Se ho avuto problemi con lui? No. Mazzarri ha lavorato sodo e ha fatto del suo meglio per la squadra ma i risultati erano stagnanti e poi i tifosi lo hanno messo sotto forte pressione. Per lui non era una situazione facile”.

C’è una strategia a lungo termine per quanto riguarda il ruolo di Javier Zanetti nel club? “Fa parte della nostra dirigenza, è il nostro vice presidente. Parliamo di molte cose con lui, è una gran persona e spero possa aiutare l’Inter a esplorare il mondo visto che è la leggenda del club. Adesso è stato anche nominato ambasciatore dell’Expo Milano 2015. Questo prova che non solo appartiene all’Inter e alla sua storia, ma che rappresenta anche la città di Milano e l’Italia. Lavorare con lui è una cosa positiva”.

Molte persone si chiedono ancora come mai Shaqiri abbia preferito l’Inter al Liverpool, come vi siete mossi per questo trasferimento? “Come ho già detto, per l’Inter vogliamo soltanto i migliori giocatori. Sapevamo che ci mancavano delle ali nella formazione attuale, ecco perché abbiamo preso Podolski, un campione del mondo, che ci potrà aiutare grazie all’esperienza fatta al Bayern e all’Arsenal. D’altro canto volevamo costruire, e migliorare l’età media della rosa che ammonta adesso a 26.5 anni. Per questo motivo avevamo bisogno di giovani come Mateo Kovacic, Mauro Icardi e adesso Shaqiri. Loro sono il nostro futuro. Come ho spiegato prima, l’Inter è una grande squadra, non c’è alcuna differenza col Liverpool. Sono uguali. Abbiamo una grande storia alle nostre spalle, abbiamo vinto la Champions League tre volte, siamo l’unica squadra che non è mai retrocessa dalla Serie A. Fa parte della nostra tradizione essere tra le ambizioni dei giocatori”.

Adesso l’Inter ha tre tra i giovani più talentuosi in Europa: Icardi, Kovacic e Shaqiri. Costruirete il vostro futuro intorno a loro? “Penso che abbiamo anche altri giocatori giovani da far crescere, come per esempio Juan Jesus e Dodo. E puntiamo anche sui nostri ragazzi della Primavera, come Bonazzoli. Lavoriamo a una squadra che sia fatta da giocatori del vivaio, stelle future e uomini d’esperienza. Comunque sì, adesso ci affidiamo al talento di Kovacic, Icardi e Shaqiri”. Altri piani per questa sessione invernale di mercato? “C’è ancora un po’ di tempo prima del 2 febbraio e abbiamo comunque già fatto diverse mosse. E’ diverso rispetto all’anno scorso, quando abbiamo preso Hernanes e D’Ambrosio verso la fine della sessione di mercato. Ricordatevi poi che l’Inter adesso ha 28 giocatori in rosa e dalla prossima stagione si potranno iscrivere solo 25 giocatori in Serie A. Comunque valuteremo ogni opportunità, ma non posso dire altro. Sicuramente faremo ciò che è meglio per l’Inter a seconda delle varie opportunità, perché crediamo in questa squadra”.

Mancini ha stilato la sua lista di obiettivi per il mercato? “Sì, ma come ho già detto dipende dalle opportunità. Abbiamo visto la lista e alcuni obiettivi direi che li abbiamo già raggiunti!”.

Ci saranno movimenti in uscita in questa sessione invernale? “Dipende dalle situazioni: se ci dovesse essere l’interesse per qualcuno da parte di altri club, ascolteremmo la cosa. Ma poi accettare l’offerta o no è una nostra decisione. Dobbiamo guardare in faccia alla realtà e ricordarci che, come ho detto, dobbiamo avere una rosa di 25 giocatori e un’età media di 26.5 anni”.

Quale tipo di offerta potrebbe portarla a vendere Kovacic e Icardi? “Penso di aver già risposto. Vedremo ma come ho detto non siamo obbligati ad accettare le offerte! Sono elementi importanti per noi”.

Quale progetto avete per il DC United e il nuovo stadio? “Il DC United ha avuto l’autorizzazione del governo di Washington DC a costruire un nuovo stadio. Delle 20 squadre in MLS, attualmente 16 formazioni hanno il loro stadio di proprietà. Ne mancano quattro, tra cui il DC United. La costruzione e la manutenzione del nuovo stadio è la nostra priorità. Il DC è una delle migliori squadre della MLS con tanti trofei e questa è una tradizione che vogliamo mantenere. Voglio sempre investire in squadre con una grande storia e con una gran trasparenza. Ecco perché ho scelto il DC, l’Inter e in passato i 76ers in NBA”.

I tifosi del DC possono aspettarsi che la nuova proprietà spenda qualcosa in più sui giocatori visto che la squadra si sta trasferendo in un nuovo stadio? “Lo abbiamo già fatto, ma non è come in Europa. Qui c’è il tetto salariale, abbiamo una buona squadra e tre dei nostri giocatori sono stati convocati nella nazionale USA: Bill Hamid, Steve Birnbaum e Perry Kitchen. Abbiamo anche grandi giocatori come Fabian Espindola, Sean Franklin e Bobby Boswell. Adesso dobbiamo lavorare per farli migliorare perché stanno facendo bene. C’è anche la possibilità di mandare giocatori dell’Inter a dare una mano al DC, magari alcuni dei giovani più promettenti. Sarà per loro una grande opportunità giocare in un campionato importante come l’MLS”.

Ci sono calciatori indonesiani che nell’immediato futuro potranno fare provini con l’Inter e il DC United? “Lo spero, ma finora non ci sono state tante occasioni. Ho spiegato già altre volte che perché ciò avvenga i loro fondamentali devono essere di alto livello e che dovrebbero anche migliorare in quanto ad agonismo. L’adattamento è un altro problema, visto che dovrebbero adattarsi velocemente alla cultura locale. Ecco perché lo sviluppo giovanile è importante, i ragazzini più giovani dai 12 ai 14 anni, possono adattarsi meglio rispetto a quelli un po’ più grandi di 18 e 19 anni per esempio. Per questo le scuole calcio sono importanti”.

E per quanto riguarda i giocatori dell’Under 19 indonesiana, considerati la generazione d’oro del Paese? “Penso che sia troppo tardi per pensare a un loro trasferimento in Europa, ma gli USA sono ancora un obiettivo possibile. Il calcio negli USA è cresciuto molto da tre anni a questa parte, guardate la Coppa del Mondo, adesso molti fuoriclasse mondiali vogliono giocare negli USA. Ma il problema è che penso che ci sia un anello mancante tra la nostra  (indonesiana, ndr) e la loro qualità calcistica. Se ci paragoniamo agli USA, siamo indietro, figuriamoci rispetto all’Europa. Nel Vecchio Continente c’è una forte concorrenza di giocatori locali, africani e sudamericani. Dobbiamo fissare questo programma giovanile sin dall’inizio, prendendo il Giappone e la Corea del Sud come modelli di riferimento che hanno portato molti frutti. Oggi vediamo diversi giocatori di questi paesi giocare ad alti livelli nei club europei, per non parlare della Cina che negli ultimi tempi si sta espandendo in Bundesliga”.

Quindi non ci può essere la speranza che dei calciatori indonesiani giochino in futuro nell’Inter? “Non dico che sarà impossibile ma dipenderà dai giocatori stessi. Non posso giudicare se saranno in grado o meno. Chi può sapere se ci sarà un ragazzo prodigio?”

Infine, avete inviato degli osservatori dell’Inter alla Coppa d’Asia? “Sì, come li avevamo mandati anche l’estate scorsa in Brasile per la Coppa del Mondo e ottenuto qualche risultato. Certamente dobbiamo farlo in maniera continuativa, ma è ancora troppo presto per commentare possibili obiettivi”.

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