Van der Meyde: “Quando l’Inter deve vincere, alla fine vince. Chi mi piace? Perisic, Icardi, Nainggolan. Insieme si divertono”
L'ex calciatore nerazzurro ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello SportAndy Van der Meyde, ex calciatore dell’Inter per due stagioni, dal 2003 al 2005, ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport, nella quale ha parlato anche della giornata decisiva di Champions League di questa sera. Ecco le sue parole.
INTER DI OGGI – “L’Inter adesso è un club stabile: ha bisogno di una persona sola e forte al vertice per poter competere al top in Europa”.
CORSA CHAMPIONS – “Spero che l’Inter passi agli ottavi. I nerazzurri sono la mia squadra, sono ancora tifoso interista. Per il Tottenham al Camp Nou sarà difficile. Il Barcellona potrebbe mettere in campo una squadra B, gli inglesi andranno con la squadra più forte: sarà una partita interessante. Il Psv a Milano non ha niente da perdere, ha giovani di valore come Lozano. Ma sono certo di una cosa: quando l’Inter gioca in casa e deve vincere, l’Inter alla fine vince”.
SQUADRA – “Mi piacciono Perisic, capitan Icardi, Nainggolan. Si divertono, lo vedi nei loro sorrisi: insieme fanno una buona squadra. Spalletti ha carattere quando allena, quando vive la partita dietro la linea laterale. Si vede che c’è un buon legame con la squadra”.
MITO DELLA TIFOSERIA – “È strano ma bellissimo. Non mi hanno mai dimenticato anche se non ho giocato molto bene il secondo anno. Tre anni fa sono venuto a San Siro: ero già senza capelli, avevo il cappello ed ero seduto in tribuna. Qualcuno mi ha riconosciuto, mi hanno chiamato dalla Curva Nord e sono andato tra i tifosi: hanno cantato per me, è stato davvero emozionante”.
PREFERITO TRA CUPER, ZACCHERONI E MANCINI – “Nessuno dei tre. Mi dicevano “dobbiamo giocare con le ali, ma devi difendere”. Venivo schierato a centrocampo, ma io ero un’ala destra, un attaccante, la mia forza era davanti. Non avevo mai difeso: ecco perché è stato difficile per me”.
AMICI DI ALLORA – “Materazzi, Martins, Vieri perché parlavano inglese. Anche Toldo: un bravo ragazzo, sono ancora in contatto con lui”.
VITA DA STAR – “Sono stato fortunato perché Dio mi ha dato un talento, ma ero e sono una persona normale
come tanti altri. Fu molto difficile quando ero all’Everton: ho avuto una bambina, era malata, ha vissuto tre anni in ospedale. Il mio obiettivo non era più in campo ma era lei: ero milionario, potevo fare tutto ma non potevo aiutare mia figlia. È stato tremendo, i milioni non significavano niente davanti alla malattia”.
RIMPIANTI – “Ne ho tanti, ma ora sto bene. Ho sempre pensato di essere nel giusto e che erano gli altri a sbagliare. Vedevo il mondo contro di me, ero giovane, ero stupido, abbassavo la testa e non ascoltavo l’allenatore e gli altri. Oggi tanti giocatori fanno ancora errori come i miei”.
ALLENATORE – “Nessuno mi ha cercato, forse perché ho 39 anni e sono ancora giovane. Magari farò l’agente. Vedo ancora tante cose sbagliate nel calcio. Se sei giovane hai bisogno di persone che si prendano cura di te, soprattutto quando hai tanti soldi e se non giochi ti arrabbi e pensi che tutto ti sia dovuto. Io vorrei essere lì per dire “gioca una gran partita, concentrati, lavora duro””.
CANALE YOUTUBE – “Intervisto calciatori olandesi in macchina e ci divertiamo un sacco. I giocatori con me si aprono, non è un’intervista ma una chiacchierata. Voglio far vedere il lato nascosto di questi ragazzi: come vivono, cosa pensano del mondo al di fuori del calcio. Una volta ho intervistato un arbitro considerato arrogante e odiato da tanti: dopo il video molta gente in Olanda ha detto “è diverso, è una brava persona”. Vorrei farlo anche in Italia, magari comincerò proprio con i giocatori dell’Inter…”.
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