19 Novembre 2014

Vieri, ancora veleni: “Amavo l’Inter, ma sono stato trattato come un mafioso”

Vieri Inter

Della vicenda Vieri–Inter si è parlato e riparlato, ma Bobo ha voluto ancora una volta chiarire l’accaduto attraverso una lunga intervista a La Gazzetta Dello Sport.

NEMMENO I MAFIOSI – “E’ un peccato per come sia finita tra me e la società nerazzurra. Anche perché io amavo l’Inter e mi sono ammazzato per quella maglia, ogni giorno. Agli allenamenti ero sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. A volte ho giocato nonostante non stessi in piedi, non mi sono sono mai tirato indietro. Mi dicevano che andava bene e che l’importante era che giocassi. Io accettavo, pur non stando bene, anche a costo di fare figure di m****. Il mio rapporto con Moratti era speciale. Ci sentivamo più volte al giorno, anche di mattina presto, confrontandoci su ogni cosa. Per lui ero uno di famiglia. Ecco perché sono stato profondamente deluso quando è emerso che mi pedinavano e addirittura intercettavano. Queste cose si fanno coi mafiosi”.

L’ARRIVO DI ADRIANO E L’INIZIO DELLA FINE – “Dopo l’arrivo di Adriano, le telefonate con l’ex presidente si erano fatte meno frequenti. Io però so come vanno queste cose nel calcio. Potevamo direttamente parlarci e non avrei vuto problemi ad andarmene in buoni rapporti. Tirava aria nuova e dopo sei anni era pure normale voler puntare su nuovi giocatori. Ma perché non vedercela fra di noi, in amicizia? Perché cercare la rottura in quel modo? – poi, sempre ai microfoni della rosea – Un giorno dissi: ‘Presidente, non ti preoccupare, se devo andarmene basta che me lo dici, non ci sono problemi’. E lui: ‘No, no. L’Inter siamo io e te, le colpe sono sempre nostre per gli altri, le responsabilità ce le prendiamo sempre noi due. Ti voglio al mio fianco…’. Io allora insisto, per essere sicuro: ‘Davvero presidente, se ci sono problemi…’. Risposta secca: ‘Va tutto bene!’. Altro che tutto bene quando poi vieni a scoprire di essere intercettato“.

Comunque, ai tifosi, quelli veri, piace ricordare soltanto le storie di campo.