Wu: “Ben vengano i cinesi. E non ci sarà nessuna perdita d’identità, tranquilli!”
Francesco Wu, presidente dell'Unione imprenditori Italia-Cina esprime il suo parere sull'acquisto delle due squadre di Milano da parte di società cinesiLa notizia della trattativa tra Inter e Suning non può, ovviamente, lasciare indifferenti. Il presidente dell’Unione imprenditori Italia-Cina, Francesco Wu, dalle pagine de ilgiorno.it, esprime tutta la sua soddisfazione per questo momento storicamente importante sia per Milano che per la Cina:
ITALIA VS. CHINA – “Il calcio italiano è in crisi, ha perso molte posizioni da dieci anni a questa parte. Prima era il numero uno in Europa e nel mondo, e adesso alle finali più importanti è praticamente assente. Mancano gli investimenti, in Spagna poi il calcio è meno tassato. In Cina ci sono risorse e c’è anche un bacino di tifosi enorme: segue le partite in tivù o su internet, è cresciuto il calcio-scommesse e c’è chi gioca pure al Fantacalcio. Poi sono nate squadre di cinesi di seconda generazione di livello, anche a Milano. Il calcio è sempre più seguito”.
LO SPORT IN CINA – “Storicamente vanno molto il basket, il ping-pong, le arti marziali, ma il calcio è in crescita e fa parte del progetto del governo, che sta investendo in infrastrutture, lo sta portando nelle scuole e nelle università: in America lo sport è considerato al pari delle altre materie e così si vorrebbe fare in Cina”.
IDENTITA’ – “Leggere che i cinesi stanno colonizzando l’Italia sono frasi che non mi scandalizzano. Ma guardate il calcio inglese: le squadre hanno proprietà estera, ci sono arabi, russi. I soldi cinesi valgono di meno? Non penso proprio. L’importante è che Milan e Inter tornino a vincere. E poi continueranno a giocare a San Siro, mica se ne vanno a Pechino! La squadra resta legata alla città, anima e corpo sono qui, è solo la situazione finanziaria che cambia. Oltre a dare lavoro, perché c’è un grande indotto attorno al calcio, c’è un aspetto anche sociale rilevante, si dà dignità all’attività fisica oltre che intellettuale. È un cambio di mentalità. Le potenze mondiali si misurano anche sul campo”.