All’interno del 19esimo Scudetto vinto nel pomeriggio di ieri dall’Inter uno dei volti più importanti è stato quello di Steven Zhang. Il presidente, classe 1991, non solo è il più giovane ad aver mai conquistato lo Scudetto, ma rappresenta anche la prima società straniera ad esserselo aggiudicato. Per provare a raccontarlo, l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport ha intervistato Francesco Wu, presidente onorario dell’Unione Imprenditori Italia-Cina nonché membro del direttivo di Confcommercio Milano: “Siamo orgogliosi di questo risultato, è il segno che un investimento di Pechino può portare frutti”.
Cosa rappresenta questo Scudetto – “Noi siamo sino-milanesi, ma anche tifosi… Ci sono tanti milanisti meno felici, ma tutti sentono che questo è un titolo storico: serve ad avvicinare ancora di più i due mondi di cui facciamo parte. Molti tra di noi in questi anni hanno conosciuto da vicino Steven Zhang, un ragazzo con idee chiare. Ama Milano, non vedo perché dovrebbe lasciare”.
Steven lontano per mesi – “Lontananza obbligata, ma non si guardi alla Cina con occhi occidentali: a Pechino c’è un sistema capitalista, ma dirigista. E tutti i colossi, anche Suning, devono tener conto di linee governative. Gli investimenti nel calcio non sono più utili al sistema, ma non è detto che duri per sempre”.
Scudetto che cambia la storia – “Il ritorno di immagine è incredibile: quando torneranno i vecchi ricavi, si può allentare un po’ il divieto di investimenti. Vedremo, ma di certo Suning non svende il gioiello. E anche se non fa proclami roboanti – non appartengono alla cultura cinese -, non vivacchia abbassando gli obiettivi”.
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