Young: “Fare il calciatore è stato sempre il mio obiettivo. Wright il mio idolo, l’Italia il mio sogno”
L'esterno nerazzurro si è raccontato in occasione del match che attende la BeneamataIntervistato in occasione del Matchday Programme nerazzurro, l’esterno nerazzurro Ashley Young si è raccontato sulle pagine del club interista rivelando alcuni aneddoti sul passato, analizzando nel dettaglio le difficoltà della sua infanzia ma anche i sogni e gli idoli da bambino.
SOGNI DA BAMBINO – “Da quando ero bambino ho sempre avuto come obiettivo quello di diventare un calciatore professionista. Avevo 10 anni e quando la mia insegnante a scuola mi chiese cosa volessi fare da grande nel mio futuro le dissi che volevo diventare un calciatore professionista. Lei a questo punto mi chiese se avessi un piano B, le risposi di no e lasciai la stanza. La rividi dopo qualche anno e le dissi «Ho promesso che sarei diventato un calciatore, ho dato tutto per raggiungere il mio obiettivo ed ora sono qui»”
L’INFANZIA AL WATFORD – “Al Watford, quando avevo 16 anni, mi dissero che non ero abbastanza alto e invece di offrirmi una borsa di studio di due anni me la assegnarono part-time. Avrei voluto seguire le lezioni a scuola ed allenarmi due volte a settimana con i ragazzi che l’avevano ottenuta full-time, non fu facile: avrei voluto dimostrare a tutti che si stavano sbagliando. Sono entrato tra le riserve dell’Under 18 e, dopo un anno, mi hanno offerto il mio primo contratto da professionista”
IDOLI – “Quando ero molto giovane giocavo da attaccante ed il mio idolo era Ian Wright. Giocava per l’Arsenal, la squadra per cui tifavo, ed era il mio riferimento: volevo segnare e vincere come lui ed avere la sua stessa passione”
CAMBIAMENTI TATTICI – “Nella mia carriera sono cambiato tanto, mi sono reinventato molte volte. Ho iniziato da attaccante, continuato poi da ala e alla fine mi sono ritrovato da terzino. Ho avuto allenatori che hanno capito che potessi ricoprire diverse posizioni in campo ma è ovvio che per fare questo c’è bisogno di intelligenza calcistica ed abilità fisiche. La mia attitudine è quella di entrare sul campo e dare il 100%, mettendomi al servizio della squadra e dell’allenatore. E’ quello che ho sempre fatto e quello che voglio fare ancora”
ITALIA – “Sin da piccolo ho visto le partite del campionato italiano e sono sempre stato curioso. Mi chiesi se un giorno sarei mai arrivato a giocare in Italia ed ora eccomi qua”
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