Zamorano amarcord: “Porto nel cuore il gol di Parigi contro la Lazio. L’Inter è sentimento”
Ivan Zamorano ricorda ad Inter Channel l'esperienza in nerazzurroParole importanti quanto dolci quelle pronunciate dall’indimenticato attaccante nerazzurro Ivan Zamorano, ospite della nuova puntata di Memorabilia, negli studi di Inter Channel:
“Ho girato il mondo prima di incontrare l’Inter. Sono andato via dal Cile a 20 anni, a Bologna non ho giocato mai e sono finito in prestito al San Gallo. Sono arrivato poi al calcio spagnolo con il Siviglia e poi al Real Madrid. Valdano a Madrid non mi voleva e me l’ha anche detto. Però avevo voglia di dimostrare a tutti il mio valore. Alla fine in quell’anno ho vinto tutto, sono stato capocannoniere, è stato un anno bellissimo. Dopo quattro anni a Madrid avevo la necessità di cambiare, di fare qualcosa di diverso. C’è stata l’opportunità di venire in Italia, avevo offerte anche dalla Germania e dall’Olanda, ma Moratti e Suarez sono venuti a Madrid per me e questo mi ha convinto. Ogni volta che torno a Milano i tifosi dell’Inter mi accolgono in maniera incredibile ancora adesso. Per me il calcio è fatica, grinta, coraggio. A livello di spettacolarità forse non ero un grande giocatore, ma il tifoso mi ha sempre apprezzato per tutto quello che mettevo in campo: per me ogni palla era come l’ultima”.
Nell’estate del 1997 arriva Ronaldo: “C’erano lui, Vieri, Baggio. Tantissimi grandi giocatori, bisognava lottare per il posto. Il numero 1+8? Sono stato un innovatore. Ronaldo veniva dal Mondiale del 1998, si è deciso di dargli il 9 e Mazzola mi consigliò; di scegliere un numero che sommato fosse il mio 9. Ho chiesto di poter aggiungere un +, abbiamo chiesto il permesso alla federazione e così è nato quel numero strano ma che è passato alla storia.
Zamorano rimane nella memoria dei tifosi nerazzurri anche per i tanti gol segnati nei derby: “Ero un giocatore da clàsico. Sentivo il peso della maglia, per me tutti i derby erano da vincere. All’Inter bisognava dare l’anima per la maglia e battere il Milan e la Juventus”.
Nella stagione 1997/1998 Ivan segna forse il gol più importante della sua carriera all’Inter, in finale di Coppa UEFA contro la Lazio: “Se avessi sognato un gol in finale, non lo avrei sognato così bello. Gol dopo 4 minuti, la partita si mette bene e da quel momento abbiamo giocato una partita perfetta. Era la prima volta che un cileno vinceva una coppa Internazionale e per me è stato bellissimo. Quella squadra era un gruppo unito, eravamo tanti campioni ma Simoni ha creato la squadra. Nei 180 minuti contro il Manchester nella Coppa dei Campioni della stagione seguente forse siamo stati i migliori, ci è mancata un po’ di fortuna. Nel girone segnai anche il gol dell’ex contro il Real Madrid, un po’ fortunoso ma comunque per me bellissimo, importante”.
L’Inter del 2000, fino a poche partite dalla fine del campionato è in lotta: “Al di là dei problemi che avevamo, abbiamo dimostrato comunque di essere capaci di giocarci il titolo fino quasi alla fine. Simeone in quella squadra parlava già da allenatore, di calcio, ogni giorno. Assimilava moltissimo di quello che succedeva in campo, oggi si vede che con una squadra che prima di lui era discreta come l’Atletico Madrid, ha vinto un campionato, due Supercoppe e si è giocato due finali di Champions”.
Di quella Inter, tra i nerazzurri rimane ancora oggi Javier Zanetti: “Vedere che Pupi è ancora in società fa molto piacere, lui è un uomo dell’Inter, un professionista che si impegna sempre al massimo in tutto quello che fa e sicuramente vuole il bene dell’Inter”.
Tra i gol indimenticabili c’è quello della finale di Coppa UEFA, ma non solo…: “Quel gol è stato importante per vincere, ma ne ricordo altri. Uno di testa al derby, uno da 40 metri contro la Roma, uno al Napoli. Ma quel gol a Parigi rimane nel cuore. L’Inter è sentimento”.