Zamorano è stato uno degli attaccanti più amati della storia dell’Inter. Coraggioso, prolifico, e con un cuore immenso, l’attaccante ha lasciato una tacca molto profonda nel cuore dei tifosi che ancora oggi lo adorano. Ma la sua leggenda si è consacrata ulteriormente grazie alla trovata geniale dell’1+8, il suo iconico numero di maglia adottato nella stagione 1998-1999.
Di recente lo stesso Zamorano ha parlato della questione a TYC Sports affermando che la sua leggendaria 1+8 è stata la maglia più venduta del calcio italiano. Sarà vero? Forse. I dati di vendita di quasi 25 anni fa sono difficilmente confermabili ma una cosa è certa: in moltissimi, non solo tifosi dell’Inter, hanno sfoggiato al calcetto con gli amici la maglia di Zamorano. Ma da dove nacque quell’1+8 tanto iconico? Beh potremo dire da un “cerotto” sul cuore.
Il cileno infatti, da giocatore passionale quale era, amava ed era amato in maniera smisurata all’Inter. Punta rapida e letale, fu uno dei protagonisti insieme a Ronaldo della stagione culminata con la Coppa UEFA vinta al Parco dei Principi contro la Lazio, sbloccando anche la partita. Il primo anno del fenomeno Ronaldo passò indenne per Zamorano: il brasiliano prese la 10, lasciando al cileno la sua amata numero 9 da bomber di razza.
Le cose cambiarono però la stagione successiva. Ronnie, da buon brasiliano, era un giocatore umorale… come si sarebbe visto poi dopo i suoi terribili infortuni. Lo Scudetto perso in maniera un po’… grigia, diciamo così, contro la Juventus e il Mondiale del ’98 perso dal suo Brasile in finale contro la Francia lo toccarono profondamente. Ai nastri di partenza della stagione 1998-1999 Ronaldo era giù di corda, demoralizzato.
Perciò l’Inter optò per un “regalo” che potesse risollevargli il morale: la maglia numero 9. Zamorano racconta che Sandro Mazzola, allora dirigente nerazzurro, lo avvicino alla Pinetina: “Un giorno Mazzola venne da me e mi disse: “Ivan, perché non diamo la 9 a Ronnie? Così lo tiriamo su di morale, sarà felice”. Io gli chiesi con che maglia avrei giocato e lui mi consigliò la 18: “Puoi metterci un più in mezzo, così resta 9″. Fu per quello che accettai”.
Inizialmente Zamorano, che pur avendo accettato era ferito nell’orgoglio, per fare il + usava un adesivo. Come se fosse un cerotto sul suo cuore di amante ferito, messo da parte per una stella più fulgida. Eppure talmente innamorato da accettare il compromesso. Ma dopo 5 partite la Nike si adeguò, creando una maglia ad hoc, creando un’icona, “la maglia più venduta di sempre” secondo Ivan. Quale che sia la verità è indubbio che quando si pensa a Zamorano il pensiero corre al suo iconico “falso” 18. Una storia di un calcio e di uomini che non ci sono più e che probabilmente non rivedremo nello sport attuale.
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