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Zanetti a 360°: “Questo gruppo merita lo scudetto, non era facile. Manca l’ultimo sforzo”

Una carriera a difesa della maglia dell’Inter, con il Triplete del 2010 la ciliegina della sua incredibile carriera. Oggi Javier Zanetti è stato ospite su Twitch di ‘2010misterchip’ ed ha ripercorso tutta la sua carriera.

Javier Zanetti, Getty Images

 

Ecco le sue parole:

CAPITANO – “Bravo capitano? Non lo so se sono stato, sicuramente ho dato l’esempio. Non l’ho fatto con le parole, ma con il lavoro ed i miei comportamenti. Oltre i trofei, quando un giocatore si ritira, l’importante è avere ottenuto il rispetto dai compagni, dagli avversari, dai tuoi tifosi e soprattutto da quelli avversari. Questo è molto gratificante, perché ho cercato sempre di avere un determinato comportamento. Ho avuto rispetto da tutti, da capitano non decidevo da solo ma mi confrontavo molto con i miei compagni per risolvere i problemi. Per un gruppo è fondamentale. Qualcuno che aiutava? Sicuramente Toldo, che fece il secondo quando arrivò Julio Cesar. Poi anche Ivan Cordoba, nonostante l’infortunio dava sempre il meglio in campo”. 

MOURINHO – “Il primo anno che vincemmo campionato e Supercoppa ma uscimmo dalla Champions contro il Manchester United disse a Moratti che la stagione successiva con cinque giocatori l’avremmo vinta. Ha migliorato molto l’Inter, ha grandissima personalità. Non sapevamo del suo addio dopo Madrid, avevamo solo il dubbio. Furono due anni davvero intensi e ognuno di noi dette tutto per vincere. Fu un’emozione unica vincere dopo 45 anni. In un mese quell’anno giocammo solo finali, non è stato facile”. 

BARCELLONA – “Sapevamo che dopo la vittoria all’andata sarebbe stato ancora più difficile, poi rimanemmo in 10. Sapevamo di dover soffrire, ed era l’unico modo per riuscire a vincere la Champions League. Mourinho ci preparò perché conosceva l’ambiente, sapeva cosa succedeva in quello stadio”. 

INTER DI SIMONI – “Per noi era come un padre, c’era un grande spirito. La sfida con la Juve del 98? Le decisioni arbitrali non ci favorirono, ma fa parte del calcio. Si passa da questi momenti per arrivare alla vittoria, ci siamo rialzati”. 

RONALDO – “Una macchina, il primo anno era incredibile. I due infortuni sono stati terribili. Contro la Lazio allo stadio c’era un silenzio irreale, ci importava solo delle sue condizioni. Si adottò subito all’Inter perché è un bravo ragazzo e c’erano tanti sudamericani”. 

L’INTER DI OGGI – “Serve solo l’ultimo sforzo, e sono molto contento per il lavoro che stiamo facendo soprattutto per quello di Conte ed il suo staff. I giocatori sono cresciuti molto con il lavoro, l’anno scorso ci siamo andati molto vicini. Sono sempre agli allenamenti, sto vicino alla squadra e parlo con tutti quando c’è occasione”. 

SPOGLIATOIO – “Il 2010? Lì c’erano più giocatori di esperienza, oggi molti calciatori sono davvero giovani. Sono però cresciuti come mentalità e si meritano lo scudetto. Non è facile rompere il dominio della Juventus che dura da 9 anni, siamo stati i più costanti”. 

ULTIMA A SAN SIRO – “L’emozione c’era, mi sono passati davanti tutti i 20 anni in cui ho difeso una sola maglia. Un momento che resterà per sempre nel mio cuore”. 

ALLENATORE – “No, ho scelto di fare il dirigente perché ho ritenuto di essere più adatto per questo profilo. Sono contento della scelta fatta”. 

LASCIARE L’INTER – “Sì ho avuto offerte, ma l’Inter è una famiglia e mi sono sempre sentito come a casa”. 

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Davide Ricci