Zanetti carica l’ambiente Inter: “Sfida con la Juventus? Possiamo e dobbiamo vincere”
Il vicepresidente dell'Inter è stato intervistato da Mohamed Hosny Almahmoudy per il programma "Il calcio" in onda sul canale egiziano "On Sport"1114 partite ufficiali disputate, calciatore con più presenze nella storia dell‘Inter, squadra di cui è il giocatore più vincente, con sedici trofei: cinque scudetti, quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe italiane, una Coppa UEFA, una Champions League e una Coppa del mondo per club FIFA, il suo bottino in nerazzurro. Un’icona del calcio che si è distinta per sportività e correttezza, guadagnandosi la stima di compagni di squadra, avversari e addetti ai lavori.
Fama che lo incorona tra i più grandi non sono nel palcoscenico calcistico italiano e sudamericano ma anche di quello mondiale. Javier Zanetti, ex capitano nerazzurro e attuale vicepresidente dell’Inter, è stato infatti intervistato da Mohamed Hosny Almahmoudy, presentatore del programma “Il calcio” in onda sul canale egiziano “On Sport”.
Dopo aver ripercorso le tappe più importanti della propria carriera in nerazzurro nella prima parte dell’intervista, nella seconda Zanetti ha commentato l’imminente sfida in programma sabato sera a San Siro contro la Juventus: “Riguardo al fallo su Ronaldo e allo scudetto del ’98 dentro di me sento che manca sempre qualcosa. Ma ci siamo rialzati ed è stato bellissimo vincere tutto qualche anno dopo. Non mi piace però parlare di Calciopoli. Dobbiamo spostare l’attenzione ai giocatori: questa è la cosa più importante. Possiamo e dobbiamo vincere perché dobbiamo essere nella Champions League la prossima stagione”.
Il Fenomeno: “Non era solo imprendibile per gli avversari. Anche chi lo ha affrontato quotidianamente durante ogni allenamento è stato un perdente. Anche io. Ho provato a fermarlo ma non ci sono mai riuscito”.
Un curioso aneddoto: “Taribo West andò via nel suo paese e scomparse per un mese. Al suo ritorno io e Ronaldo gli chiedemmo dove fosse stato. Ci disse che si era sposato e secondo le regole del proprio paese gli era concesso un mese di vacanza”.
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