Javier Zanetti, ex capitano e attuale vicepresidente dell’Inter, si è concesso ad una lunga intervista ai microfoni de La Nacion dopo la vittoria del 19esimo scudetto.
PERCORSO VINCENTE – “Questo progetto è iniziato con Conte due anni fa, dal suo arrivo sono stato molto più vicino alla squadra, prima mi dedicavo principalmente ad altro. Vedere i frutti del nostro lavoro rappresenta una grande soddisfazione, anche se siamo passati anche attraverso delusioni, ma queste ci hanno fatto crescere. Il gruppo doveva superare le fasi negative per arrivare a vincere”.
DIFFICOLTÀ: “Quando parlo di momenti difficili mi riferisco alla finale di Europa League ed all’uscita dalla Champions League. Lo scorso anno abbiamo perso anche partite decisive in Serie A. Tutti i gruppi, se vogliono davvero crescere, devono attraversare queste situazioni e imparare a gestirle. I momenti brutti sono quelli che confermano che quello che stai facendo non è abbastanza. Una volta elaborata la diagnosi bisogna risolvere il problema”.
RUOLO DI ZANETTI – “Non mi piace parlare di me, ora in ogni caso ho più responsabilità di leadership. Da queste posizioni riesci a renderti conto se dall’altra parte c’è armonia o meno. Ricordo il primo pranzo che ho fatto con Antonio, dopo la sua firma, e ho già capito che stava iniziando qualcosa di positivo. Ha un’enorme capacità e molta convinzione nel trasmettere le sue idee. Sì, mi ha dato spazio e fiducia per essere vicino al gruppo”.
SU CONTE – “Principalmente, nella cultura del lavoro. È instancabile. E poi la sua mentalità ha reso un gruppo di giocatori, molti dei quali giovani, consapevoli di poter vincere. Insisteva, soprattutto nelle avversità, a credere in un lavoro. Quell’unico lavoro sarebbe servito come backup. Quando non viene fuori nulla, se c’è un lavoro in background, quel lavoro è quello che può salvarti. Da quando è arrivato non c’è stato giorno in cui non abbia pensato a come migliorare la squadra. I suoi meriti vanno anche oltre la vittoria del titolo dopo un decennio e l’interruzione della striscia positiva della Juve. È stato anche responsabile della valorizzazione dei giocatori, del riposizionamento del club. Ha convinto il gruppo a seguirlo. Il tifoso nerazzurro, all’inizio, sicuramente lo aveva un po’ studiato, ma credo si sia reso conto subito, dal modo di lavorare di Antonio, che si sarebbe dato completamente. Al di là del fatto che Antonio ha giocato tanto per la Juventus, da quando è arrivato all’Inter non è passato giorno senza pesare al 100% su come migliorare la squadra. Qui si dice “ha sostenuto la causa”, ha accettato la sfida come un uomo interista al 100%”.
L’IMPORTANZA DEL GRUPPO – “La crescita della fase difensiva è stata molto buona. Il centrocampo dinamico ha aggiunto equilibrio e tutto insieme dava rassicurazioni alla squadra.. E non solo Lauti e Lukaku, perché anche Alexis, una volta superato l’infortunio, è stato fondamentale”.
LA LULA – “Abbiamo una delle migliori coppie di attaccanti. I due si completano molto bene. Lauti e Lukaku giocano insieme da due anni ormai e ti rendi conto che si sentono a proprio agio, si cercano, si aiutano, si aiutano a vicenda. È bello vederli. E la squadra è importante anche per loro, perché c’è molto lavoro dietro affinché la squadra sappia come trovarti durante le partite. Sembra che giochino a memoria, e può essere vero, ma perché c’è un enorme lavoro dietro. Lautaro? Sono molto contento di lui. Quando acquisti un giovane giocatore in Argentina, sogni che abbia l’evoluzione che ha subito Lautaro. Siamo andati a cercare un ragazzo di 20 anni e non ci siamo sbagliati. Il primo anno si stava adattando, giocando quando necessario; il secondo anno consolidava e conferma le sue virtù, e questo terzo anno è stato di assoluto rilievo. E qui c’è anche un merito dell’allenatore, perché lo ha sfidato a potenziare se stesso. Ricordi quando Conte disse che sarebbe dipeso da Lautaro per essere un buon giocatore o un giocatore d’élite? Bene, Lauti ha saggiamente preso quei suggerimenti per crescere, per raggiungere l’élite. E stiamo parlando di un ragazzo di 23 anni, che ha ancora tanto da migliorare e da dare. Il top di Lautaro Martínez non si vede ancora. L’Inter gli ha dato il tempo, l’ha accompagnato e lui non l’ha sprecato. Ecco perché mi rende anche molto felice”.
SU SUNING – “Per l’Inter sono stati anni molto complicati. Si noti che da quando mi sono ritirato, abbiamo cambiato proprietario tre volte. È molto difficile, quindi, trovare stabilità e affermare un progetto. Per tutto il tempo ti adatti a una nuova proprietà che arriva, con idee diverse, orizzonti diversi. Con un’altra visione. E devi adattarti a tutto questo e competere, da qualche parte perdi. Penso che anche questo titolo arrivi a confermare che se dai continuità a un lavoro, ecco perché sottolineo il ciclo biennale, arrivano i dividendi. Ecco perché il grande merito, non tutto, appartiene a Conte e ai giocatori. Futuro? È vero che a metà stagione il club potreva essere venduto. Ha attraversato e sta attraversando grandi problemi finanziari. Non siamo gli unici ad avere problemi, ovviamente, perché la pandemia ha generato molti deficit. Ma è vero: come società dobbiamo ancora migliorare. Il lavoro dell’allenatore e dei giocatori è stato molto buono, ed è visibile: finalisti di Europa League e campioni di Serie A in due anni, ma allo stesso tempo il club deve aspirare a qualcosa di più. Il club deve migliorare molti meccanismi, questa è la realtà”.
LA FESTA AL DUOMO E GLI STADI CHIUSI – “Il pubblico manca negli stadi. Immagina quante persone ci avrebbero seguito ovunque in una stagione come questa. Ci stiamo preparando perché all’ultimo appuntamento, in casa contro l’Udinese, almeno qualcuno possa entrare. Comunque, e a modo suo, il tifoso dell’Inter si è fatto sentire da ogni punto di vista. E anche questa è una grande soddisfazione, perché il campionato si vince al di là di tutte le difficoltà che si sono presentate. L’80% dell’organico è stato colpito dal virus. Certo, è successo anche ad altri club, ma all’Inter ne abbiamo sofferto molto. Eravamo l’ultima squadra che ha finito per giocare la scorsa stagione a causa della partecipazione alla finale di Europa League, e con quasi nessuna preseason, subito, la squadra ha iniziato la stagione 20/21. E vedi la squadra: va, va, va e va, e questo grazie al grande lavoro dello staff di Antonio. Il bello di avere un allenatore come Antonio è che ti costringe a rialzarti, a essere migliore. E non parlo solo dei giocatori, ma di tutti quelli che li circondano. Ti costringe, ti chiede. È così che ti rendi conto cosa sei, è così che impari. Per me, dal mio ruolo di leader, è stato molto importante avere un allenatore che mi costringe costantemente ad essere attento ai minimi dettagli”.
NUOVO STADIO – “È un argomento di cui si parla da due o tre anni e stiamo ancora aspettando delle definizioni. È un progetto congiunto con il Milan, ma i permessi dipendono dal comune e da una commissione che non finisce mai con la sua analisi. La pandemia, probabilmente, non ha aiutato per tutti gli stop che ha portato”.
SUPERLEGA – “E’ durato così poco… La risposta è stata data dal tifoso di calcio. E non solo i tifosi dei 12 club fondatori, ma tutti gli appassionati di calcio. È stato un errore e bisogna imparare dagli errori. Questo è stato un errore, senza dubbio, ma sicuramente aiuterà la FIFA, la UEFA e tutte le principali organizzazioni calcistiche, insieme ai club, a riunirsi e cercare di trovare modi per migliorare il calcio”.
CONTE SOGNA MILINKOVIC-SAVIC: MAROTTA PREPARA L’ASSALTO >>>