Zanetti: “I miei genitori hanno sempre fatto grandi sacrifici per me. Da piccolo mi alzavo alle 4 per andare a lavorare”
Lo storico capitano nerazzurro si è raccontato in un incontro tenuto nella Città vecchia di TarantoCon la sua nota ‘Fondazione Pupi’, Javier Zanetti, storico capitano dell’Inter, si è raccontato in un incontro tenuto nella Città vecchia di Taranto, grazie alla collaborazione tra Sport4Taranto e l’ASD Taranto Vecchia dell’oratorio San Giuseppe, guidato da don Emanuele Ferro. L’argentino ha raccontato alcuni aneddoti legati alla sua infanzia, dove ha spiegato il suo rapporto con la famiglia, con la scuola e con il calcio. Ecco le sue parole.
DIRIGENTE E NON ALLENATORE – “È stata una scelta presa perché ho fatto 23 anni di campo e volevo scoprire anche cosa c’era dietro al funzionamento di una società, dove potevo mettere le mie capacità per rendermi utile per l’Inter. Ci sono tante aree che sto scoprendo adesso e di cui faccio parte, che mi permettono di dare il mio contributo e trasmettere le mie competenze”.
RAPPORTO CON IL CALCIO – “Da piccolo non vedevo l’ora di finire i compiti e andare a giocare a calcio coi miei amici. Da bambino però ero gracile, feci un provino nell’Independiente, club dalla grande storia in Argentina e della quale sono tifoso, e venni scartato per questo motivo. Da piccolo decisi di iniziare a lavorare con mio padre, fu per me uno dei momenti più belli. Mi alzavo alle 5.30 del mattino e andavo a lavorare, fu difficile però importante per me e mi ha fatto imparare tantissime cose. Anche mia madre faceva tanti sacrifici, non ci fece mancare nulla anche per permettermi di studiare e giocare. Mio padre sapeva cosa sognavo di fare da grande e che la mia passione era il calcio. Dopo il deludente provino con l’Independiente lui mi disse: “Provaci ancora che ce la farai”, e quelle parole furono la motivazione per riprovarci”.
MOTIVAZIONE – “Mai mollare perché soprattutto nel calcio si ha anche il tempo per crescere. Cambiai lavoro, andai a lavorare il latte alzandomi ancora più presto, dalle 4 alle 7.30 lavoravo e poi andavo a scuola. Io ho sempre studiato, credo che studiare sia la prima cosa: i miei genitori mi dicevano sempre: ‘Ok il calcio, ma prima devi studiare'”.
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