11 Maggio 2014

FOCUS – Quando ti chiami Javier Zanetti…

Zanetti Inter: Quando ti chiami Javier Zanetti

Quando sei un campione, un giocatore dai grandi colpi, dalla fantasia accecante, dal dribbling fulmineo, diventi l’idolo dei tuoi tifosi e vieni ricordato per sempre da chi ha potuto vivere direttamente le tue gesta ma anche dalle generazioni di tifosi che verranno. Quando oltre ad essere una stella del calcio sei anche un grande uomo oltre alla venerazione dei tuoi tifosi riscuoti l’approvazione degli avversari e di tutti coloro che non hanno grande confidenza con questo sport ma che vedono in te comunque un bell’esempio per chi ti segue. Nessuno parla male della tua persona e se qualcuno lo fa non viene preso in grande considerazione perchè i suoi argomenti non possono mai essere convincenti. Bene, se hai tutti i requisiti elencati sopra con ogni probabilità sei Javier Adelmar Zanetti, giocatore ed uomo a tutto tondo, capitano nell’Inter e nella vita, esempio straordinario di correttezza e di professionalità, doti che ti sono state riconosciute subito dato che sei stato promosso capitano dopo solo quattro anni di militanza nerazzurra. Sostituire un’istituzione come Beppe Bergomi non deve essere stato facile, la responsabilità era grande soprattutto per quello che ha significato lo “Zio” per tutti i tifosi interisti, magari ti saranno tremate un pò le gambe quel 26 agosto del 1999 alla tua prima contro il Verona ma quella faccia da bravo ragazzo e quella incredibile prestanza fisica hanno spazzato via qualsiasi dubbio e fatto sì che superassi il record di presenze del tuo predecessore. All’inizio qualche tuo compagno e qualche allenatore lo hai anche fatto arrabbiare, con quelle galoppate a volte forse troppo solitarie. Dicevano che eri un individualista, non la passavi mai, sarà capitato anche di perdere qualche pallone di troppo che ti avrà portato magari a subire qualche ramanzina dal mister di turno, ma quei brividi che ogni tua corsa sulla fascia e ogni tuo dribbling regalava ai tifosi era adrenalina pura. Descrivere una tua fuga palla al piede a parole è cosa ardua, l’eccitazione che pervade il tifoso interista in quei momenti lo porta a voler entrare in quel televisore o a voler balzare dalla curva in campo per poterti abbracciare, poterti esprimere la propria gratitudine per tanto bel vedere e l’entusiasmo cresce col passare degli anni fino al culmine, quando trentottenne semini e a volte irridi quelli che anagraficamente potrebbero essere anche tuoi figli. Anche i tuoi gol seppur non moltissimi sono sempre stati decisivi, come si può infatti scordare il tuo splendido tiro sotto l’incrocio durante la finale di coppa Uefa contro la Lazio o l’altrettanto fulminea conclusione negli ultimi minuti contro la Roma in una sfida scudetto del 2008? Anche tu hai avuto i tuoi detrattori, gente che ti ha rimproverato il fatto di essere rimasto all’Inter in undici anni di sconfitte, di essere un grande giocatore in una squadra perdente: ebbene sei riuscito a zittire pure quelli, quando dopo Calciopoli hai sollevato tanti scudetti e varie coppe fino a quella Coppa dalle grandi orecchie che hai sognato per tanti anni; a volte ci sei andato proprio vicino ma alla fine ti toccava vedere altri capitani che la sollevavano. Quel 22 maggio 2010 la tua faccia sembrava quella di un bambino davanti al giocattolo nuovo che aveva chiesto al proprio padre, alzare quella coppa è stato il coronamento di un sogno, la spugna che cancella anni di delusioni, il titolo di coda che proietta l’Inter sul tetto d’Europa. Quella coppa quel giorno aveva solo due manici ma tutti noi tifosi nerazzurri eravamo aggrappati al nostro manico che ci univa idealmente a te e a quella immensa gioia. La coppa del mondo per club infine ti ha consacrato definitivamente e ha completato un palmares da vero campione. La situazione della squadra in questo periodo di certo non ti fa piacere ma dopo tutto quello che hai passato di certo non ti scalfisce, tu comunque per non sbagliare, che il mister ti metta terzino o a centrocampo sfoderi sempre prestazioni da otto e corri come prima e più di prima sempre più dei compagni. Pensare al tuo ritiro solo perchè hai 38 anni è da folli: uno che non salta mai una partita e non viene mai saltato dall’avversario perchè mai dovrebbe pensare di smettere? Che smettano prima gli altri visto che corrono la metà di te! E dire che non avresti avuto bisogno comunque di tutti questi successi per essere un campione, perchè prima del calcio c’è la vita dove ti distingui da sempre con la tua beneficenza, col tuo volto e la tua fama che presti per tante opere di solidarietà, con la fondazione Pupi che da anni aiuta i bambini argentini in difficoltà. Il tuo essere un antidivo, niente serate se non quelle per aiutare altri, un matrimonio solido da anni con Paula e tanta sostanza più che apparenza si rispecchiano anche nel comportamento esemplare in campo dove sei tutto quello che un calciatore dovrebbe essere per costituire un esempio per i giovani. Insomma, tutto questo e molto altro sei tu, unico e insuperabile capitano,i tifosi nerazzurri sono ormai a corto di parole ma dovranno attrezzarsi presto per trovarne altre per gli anni a venire. Un’ultima cosa Capitano, detto tra noi, ma quale sarà mai il segreto dei tuoi impeccabili capelli?