Zanetti – Ranieri: i due Peter Pan della “squadra che non c’è”
La sconfitta di Catania, l’ennesima di questa stagione maledetta, porta con sé verdetti che mai avremmo pensato arrivassero così presto. Il primo di questi dice che l’Inter è ormai praticamente fuori dalla corsa scudetto e questo non perché non ci siano i margini numerico-matematici per una rimonta ma essenzialmente perché questa squadra non sembra affatto in grado (fisicamente e mentalmente innanzitutto) di recuperare punti prima, ed eventualmente mantenere un ipotetico vantaggio sulle dirette avversarie poi. In più c’è da aggiungere che dopo sei partite giocate i nerazzurri hanno messo assieme già quattro sconfitte, più o meno quelle che subisce di solito in tutta la stagione la squadra che poi si laurea campione d?Italia, motivo per cui dovremmo credere che da qui alla fine l’Inter non perda più una sola partita e inizi invece a vincerle praticamente tutte, cosa che allo stato dei fatti appare quanto mai difficile da immaginare.
Il secondo verdetto, quello a mio parere più triste, è che questa squadra (o meglio la sua ossatura ?storica?) è ormai giunta al capolinea e il fatto che al Massimino otto giocatori su undici tra i titolari fossero over-30 ne è la esemplificazione in termini numerici. E? vero che l’esperienza è importante e che la qualità resta pure con gli anni che se ne vanno, ma se non ce la fai a correre e contenere avversari più giovani e freschi di te sono guai e se hai il fiato corto e le gambe pesanti anche i benefici di qualità ed esperienza ne escono pesantemente compromessi.
In questo quadro abbastanza desolante spiccano però due figure, guarda caso quelle gerarchicamente e anagraficamente poste più in alto nell’immaginario organigramma della squadra nerazzurra: l’eterno Capitan Zanetti e il nuovo arrivato Mister Ranieri.
Su Zanetti appare quasi superfluo soffermarsi a tesserne gli elogi, ma il fatto che a Catania sia stato lui il migliore in campo, l’ultimo a mollare e il più dinamico e reattivo, e tutto ciò alla tenera età di trentotto anni, qualcosa vorrà pur dire e cioè che da un lato siamo di fronte ad un mostro del calcio, dall’altro che il resto della truppa è invece tremendamente normale e gli anni che passano li sente eccome. Probabilmente la stessa società si è fatta ingannare dalle qualità di Zanetti arrivando a credere che tutti i suoi campioni potessero giungere ad un?età ?avanzata? con la stessa forma e la stessa grinta del Capitano sottovalutando però il particolare più importante, che di Javier Zanetti ne esiste uno solo e i fatti ci danno l’impietosa riprova che gli altri senatori non reggono più i ritmi di una volta e che quindi sarebbe stato necessario investire molto di più (già dalla scorsa stagione) su giocatori giovani.
Per quanto riguarda Ranieri, invece, si ha l’impressione che il tecnico romano debba trovare il bandolo della matassa a una situazione tremendamente ingarbugliata, difficile da sbrogliare anche a fronte alla sua più che ventennale esperienza da allenatore, e che si ritrovi ogni giorno a dover mettere pezze a un abito che in un’epoca passata era stato bellissimo ma che ora il tempo ha irrimediabilmente sgualcito. Il problema è che nemmeno le pezze sono di qualità eccelsa e il risultato di questa opera di sartoria fatta di tanta buona volontà ma con poca materia prima a disposizione è apprezzabile ma tutto sommato un po’ deludente e a vederlo lascia in bocca un sapore particolare di malinconica rassegnazione alla mediocrità. L’ultimo però a rassegnarsi e dare ancora segnali di speranza sembra proprio Ranieri stesso, che predica e chiede ai suoi ancora tanto lavoro e tanto impegno e che in campo è costretto a schierare una formazione vecchiotta, falcidiata dagli infortuni e con alternative di dubbia qualità oltreché, da un punto di vista prettamente tattico, obbligato a disporre i suoi uomini in campo in modo da farli correre il meno possibile (perché a correre i nerazzurri proprio non ce la fanno più): ed ecco quindi servito un 4-4-2 che più classico non si può, con le linee corte, il baricentro bassissimo e in avanti quasi completamente affidato a ripartenze tutt?altro che fulminee o a iniziative sempre più rare dei singoli. Perché Ranieri non osa di più? Perché sabato pomeriggio abbiamo avuto l’ennesima conferma che appena l’Inter si spinge leggermente più avanti lascia dietro voragini che suonano come inviti a nozze per gli avversari di turno, e di recuperi in fretta e furia è meglio non parlarne nemmeno.
E allora Ranieri attendendo tempi migliori (quando ritroverà qualcuno degli infortunati, Sneijder in primis) dovrà cercare solo di limitare i danni e ottenere il massimo che si può (a iniziare dall’imminente sfida di Champions) da questo gruppo, in cuor suo cullando il sogno di svegliarsi una mattina e ritrovarsi all’allenamento di fronte a sé un?intera squadra di Javier Zanetti pronti a lottare e ammazzarsi di fatica come se il tempo per loro non fosse altro che uno dei mille avversari lasciati sbigottiti alle spalle dopo l’ennesima sgroppata palla al piede.