In soccorso di Ionut Radu, questa mattina nell’intervista rilasciata sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, è arrivato Walter Zenga. Uno dei migliori portieri degli ultimi 40 anni di storia dell’Inter, bandiera ed idolo indiscusso per i tifosi nerazzurri, chi meglio di lui poteva analizzare con lucidità quanto successo al giovane estremo difensore. Come spiegato dal tecnico, l’errore che commette Radu è evidente e non si può discutere, ma il vero sbaglio secondo lui viene commesso sulla rimessa con le mani battuta da Perisic.
Questa la sua lettura: “Se vogliamo analizzare le cose dal punto di vista tattico, c’è un grave errore concettuale. E credo che pure Inzaghi sia d’accordo. In quel momento il pallone andava giocato in maniera diversa: Perisic ha una rimessa lunga, sa pure lui che a cinque metri dalla bandierina, in fase difensiva, con l’avversario in pressione accoppiato bene nell’uno contro uno, quella palla deve andare alta verso la punta. Poi se si perde, siamo già messi bene per difenderci. Stop”.
Nessuna colpa di Radu?
“Che l’errore di Radu sia evidente è scontato. Ma è il concetto che è sbagliato dal principio. Troppo facile prendersela tutti con Radu. Ce la prendiamo col più debole? E poi scusate, ma cose c’entra il paragone con Sarti? Sarti fece un errore da portiere, sbagliò una presa all’ultima partita: qui ci sono altre quattro partite, se l’Inter perde lo scudetto non sarà stato certo per colpa di Radu…”.
Ma non c’è un abuso nel coinvolgimento del portiere?
“Il Liverpool ha fatto diversi gol con Alisson che va direttamente a cercare Salah, il City lo stesso, con Ederson che cerca oltre lo spazio Mahrez o Sterling. Maignan ha un calcio di 60/70 metri con cui può azionare Leao, come nel gol contro la Samp. Quando allenavo la Samp avevo Viviano, che col mancino andava direttamente su Eder e Muriel oltre la linea dei difensori. L’idea di sfruttare la qualità del portiere con i piedi è giusta se fatta quando serve: il concetto della costruzione dal basso nel calcio moderno è validissimo perché – come dice De Zerbi – gioco indietro per far venire gli altri avanti e sfruttare gli spazi. Ci sono delle situazioni però da leggere bene, e non farlo è molto più grave dell’errore di un singolo. Spesso il portiere viene messo in condizione di essere pressato e non poter giocare con serenità: lui non è abituato come un difensore o un mediano ad essere subito sotto pressione”.
Ma per l’allenatore Zenga quanto conta avere un portiere bravo con i piedi?
“Parlo da portiere: se dobbiamo per forza cercare un portiere che sappia giocare bene il pallone, allora mettiamoci Brozovic: contro il Bologna, ad esempio, Radu non ha dovuto fare una parata, neanche un’uscita…”.
Ma a lei è mai capitato un errore così?
“Io mi sono trovato a cavallo con l’inserimento della nuova regola sul retropassaggio. La prima estate giocammo un’amichevole a Livorno, su un retropassaggio cincischiai, l’attaccante fu più rapido di me, mi portò via il pallone e fece gol. Dalla volta dopo…’pam’, piattone verso la punta e via, e ho risolto i miei problemi. Oggi l’evoluzione del calcio ci ha portato in un’altra dimensione, però un allenatore vuole sempre avere un portiere che para e un difensore che difende. Questo prima di tutto”.
Ora come si aiuta ora Radu?
“Non so se Handa torna domenica, ma intanto ho visto cose importanti: Dumfries che copre la telecamera, Dimarco, Correa e Cordaz che lo rincuorano e sono certo che tutti – e sottolineo tutti – nello spogliatoio lo hanno fatto. Se giocherà a Udine, dovrà avere la forza di resettare tutto e ripartire da zero. Se a Bologna avesse fatto la partita della vita, non è che la volta dopo poteva andare in campo pensando ‘sono un fenomeno’, perché l’errore è dietro l’angolo. Allo stesso modo ora non deve pensare di essere il più scarso, un errore è capitato a tutti. Non è importante quante volte si cade ma quante volte ci si rialza. Dimostrare di avere personalità è la cosa più importante nel mondo di oggi”.
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