16 Ottobre 2019

Zoppini, responsabile progetto Populous: “Il nuovo San Siro la Cattedrale del 21esimo secolo”

Alessandro Zoppini, responsabile del progetto Populous, ha spiegato i motivi per cui una ristrutturazione di San Siro non costituirebbe la soluzione migliore per i club

E’ uno dei temi più caldi degli ultimi mesi, che concerne non solo la costruzione di un nuovo stadio ma l’abbattimento di un pezzo storico e architettonico come San Siro. Alessandro Zoppini, responsabile del progetto Populous, ha rilasciate queste dichiarazioni nel corso della lunga intervista rilasciata a Il Sole 24 ore: “Noi siamo pronti da adesso, Milano deve dare segnale forte e, se vuole essere veramente una metropoli europea, deve fare scelte precise. Tutte le metropoli hanno avuto uno sviluppo policentrico della città, quindi San Siro ha possibilità unica di diventare uno dei centri di Milano e smettere di essere un quartiere dormitorio. Il progetto di Populous, seguito da un team composto anche dagli studi d’ingegneria Tekne e Maffeis, è fatto per Milano, si impregna nella cultura milanese. A riferimento sono stati presi i simboli della città storica, li abbiamo reinterpretati in chiave moderna”.

“E’ la cattedrale del 21esimo secolo. Siamo stati molto attenti all’aspetto di contestualizzazione. San Siro uno degli stadi più prestigiosi e per gli architetti che si occupano di sport è un’opportunità unica. Mi occupo di impianti sportivi da due generazioni e il mio rapporto con lo sport va indietro di un’altra generazione, è ovvio che questo progetto potesse interessare a me personalmente e allo studio, che già ci lavora da oltre un anno. Detto questo, la strada per la realizzazione dello stadio non è tutta in discesa, visto che il Comune di Milano non ha ancora decretato l’interesse pubblico del progetto San Siro (la scadenza era stata fissata per il 10 ottobre, ma è slittata) e la conferenza dei servizi ha finora dato solo un parere preliminare, positivo ma condizionato. Le squadre stanno dialogando con il Comune e noi con le squadre per recepire le richieste arrivate. Non andiamo per la nostra strada, c’è un dialogo per capire eventuali aggiustamenti potenzialmente fattibili. L’Italia è un bel Paese democratico e ognuno può dire la propria opinione e ogni idea è degna di rispetto, tuttavia bisogna tenere conto anche delle valutazioni economiche e da un punto di vista di bilanci una ristrutturazione, totale o parziale, non è la soluzione più vantaggiosa”.
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